WordLift

Prima di parlare di SEO semantica dovremmo fare un passo indietro e capire come ci siamo avvicinati a questo concetto.

Che cos’è il web semantico?

In un celebre TED Talk del febbraio 2009, Tim Berners-Lee, fondatore del World Wide Web, chiedeva aiuto alla platea per costruire un nuovo web. Il web di cui parlava Tim Berners-Lee è un web semantico. Da quella talk è nato un movimento collaborativo guidato da uno standard internazionale del World Wide Web Consortium (W3C) che si pone come obiettivo quello di rendere i contenuti testuali sul web facilmente accessibili alle macchine.

Lo fa attraverso l’uso di formati standard che aiutano ad arricchire i contenuti delle pagine rendendoli semanticamente rilevanti. Questi contenuti diventano semantici quando un testo umano (contenuto non strutturato per le macchine) diventa comprensibile ad esse grazie all’inserimento di dati strutturati con l’implementazione di un vocabolario, chiamato Schema.org.

I dati strutturati, quindi, non sono altro che un formato standardizzato che permette di fornire informazioni relative a una pagina web in modo che i contenuti siano classificati e diventino comprensibili per i motori di ricerca. Sono il modo migliore che abbiamo per comunicare in maniera diretta ed eliminando qualsiasi ambiguità con i motori di ricerca.

Una data che ha tracciato l’inizio di un investimento ingente da parte di Google nel web semantico è il periodo che va dal 2010 al 2012 circa. Infatti, Google ha prima lanciato Schema.org, un vocabolario implementabile nelle pagine che permette ai motori di ricerca di leggere in maniera non ambigua i contenuti web, e pressoché contemporaneamente, ha lanciato il suo Knowledge Graph (o grafo della conoscenza) che gli permette di organizzare le informazioni del web in maniera scalabile, e molto più efficace rispetto al crawling tradizionale.

Nel 2012, poi, il futurista Ray Kurzweil arrivò in Google, con la missione di portare il motore di ricerca a comprendere il linguaggio umano. A questo scopo nel 2013 Google aggiornò il suo algoritmo introducendo l’analisi del linguaggio naturale con Hummingbird avvicinandosi così sempre di più all’obiettivo. E, nel 2015, Google inserì una componente aggiuntiva, chiamata RankBrain, che permette al motore di ricerca di leggere le ricerche degli utenti in maniera sempre più contestuale.

Oggi gran parte delle ricerche web sono potenziate dal Google semantico. In pochi hanno appreso questo cambiamento, eppure è evidente, e vi spiego il motivo.

Google e le funzionalità avanzate

Tra gli oltre 200 fattori che Google esamina per valutare il posizionamento di una pagina, c’è anche l’Intelligenza Artificiale (AI), usata per classificare e comprendere meglio le ricerche degli utenti e trovare il miglior contenuto relativo alla query di ricerca all’interno di una pagina.

Tutto ciò significa che Google ha impegnato innumerevoli risorse al fine di migliorare al massimo la ricerca lato utente. L’algoritmo di Google è sempre più bravo a leggere ciò che c’è dietro una ricerca.

Questo si vede grazie a funzionalità avanzate che Google offre agli utenti. Prendi il caso della posizione zero (uno snippet di testo che fornisce risposte dirette agli utenti), oppure del cosiddetto knowledge panel (una visualizzazione sulla destra della ricerca che fornisce informazioni indispensabili circa attività commerciali o persone, luoghi etc.):

Snippet per la query dati strutturati

Esempio di uno snippet di ricerca sulla query “cosa sono i dati strutturati”

Knowledge Panel per la query SEO

Esempio di un Knowledge Panel per la query “SEO”

Oggi gran parte del lavoro che Google fa per fornire queste funzionalità avanzate avviene grazie al suo motore semantico.

Cosa puoi fare per comunicare con il motore di ricerca e far entrare i tuoi contenuti nel Google semantico?

Come accaparrarsi la visibilità nel Google semantico

Tutto ciò che abbiamo detto finora si riferisce ad aspetti relativi al motore di ricerca. Dall’altro lato, come può un copywriter, web manager, consulente SEO o chiunque scriva sul web a fare in modo che i motori di ricerca comprendano in maniera non ambigua i contenuti delle proprie pagine?

La risposta risiede in ciò che nel contesto del web semantico viene definita entità. Le entità sono organizzate in grafi della conoscenza che lo stesso Google fin dal 16 maggio 2012 utilizza per classificare parte della propria knowledge base.

Nel web semantico un’entità è l’oggetto descritto in un documento. Grazie alle entità fornisci tutto ciò che serve ai computer a capire qualsiasi cosa tu sappia circa una persona, un’organizzazione o un luogo menzionato in un documento.

Tutti questi fatti sono organizzati in dichiarazioni – note come triple – che sono espresse sotto forma di soggetto, predicato e complemento oggetto.
(ad esempio: Io sono Edoardo, Edoardo conosce Luca).

Giunti a questo punto, viene da chiederci come adattare la SEO a questi cambiamenti e perché dovremmo farlo?

La SEO semantica è una tecnica di marketing che consente di rendere più efficiente la strategia di content marketing aumentando il traffico di un sito web fornendo ai motori di ricerca metadati significativi e contenuti semanticamente rilevanti che possono rispondere in maniera specifica agli intenti di ricerca degli utenti.

Questo è anche un modo per creare cluster di contenuti connessi semanticamente su base tematica, piuttosto che sulla base delle tradizionali keyword.

Riportiamo un esempio pratico suggerito direttamente da Google all’interno di un suo brevetto sui vettori di contesto: la parola “cavallo”. Questa parola ha diversi significati a seconda del contesto semantico in cui viene nominata: la troviamo usata con riferimento a un animale, alla potenza delle automobili e infine come termine tecnico in ambito sartoriale. Nella SEO semantica, proprio come avviene su Wikipedia, i contenuti sono catalogati e organizzati intorno al contesto di appartenenza in modo che le macchine possano capire il valore semantico di un termine e l’unicità di ciascun contenuto.

Sorprendente vero?!

Come mettere in pratica tutto ciò?

Oggi ognuno di noi ha la possibilità di rimanere aggiornato e comunicare correttamente con i motori di ricerca senza dover per forza mettere mani al codice perdendo moltissimo tempo a tradurre le proprie pagine per Google.

Tutto ciò è possibile sfruttando un tool estremamente avanzato per la SEO e utilizzabile in qualsiasi CMS, ovvero WordLift. Ma come funziona?

Intelligenza Artificiale e Natural Language Process:

Intelligenza Artificiale e Natural Language Process

WordLift usa l’NLP (natural language processing) per analizzare il testo dell’articolo, comprendendone il contesto e suggerendo alcuni concetti che possono essere utili per ottimizzare la pagina web. L’editor o SEO copywriter seleziona i concetti più rilevanti. E WordLift passa quelle informazioni in maniera diretta, immediata e disambiguata al motore di ricerca.

E magicamente Google riesce a vedere i tuoi dati con grande chiarezza! Ecco come appare la tua pagina al motore di ricerca dopo che WordLift ha provveduto ad ottimizzarla!

Strumento di test per i dati strutturati di Google

Non ti è ancora chiaro? Te lo spiego meglio.

Come WordLift crea Open Linked Data e automatizza l’internal Linking:

Selezionando le parole, direttamente dall’editor di WordLift, queste poi offrono un contesto semantico relativo all’articolo. Questi concetti sono entità. Le entità create da WordLift usano lo standard degli Open Linked Data che permettono ad un concetto di essere legato semanticamente ad altri.

Ad esempio, WordLift usa come riferimenti DBpedia e Wikidata, in modo che Google possa leggere il nostro dato e confermarne il significato semantico contenuto in pagina. Senza scendere troppo nel tecnico, questo è fondamentale perché i dati oggi rappresentano la nuova SEO.

E WordLift ti automatizza il percorso di creazione di dati che il motore di ricerca legge in maniera immediata!

Knowledge Graph e granularità della marcatura:

Alla base di WordLift c’è il Knowledge Graph (o grafo della conoscenza). Questa è una tecnologia che ti permette di creare una mappa semantica del sito. Questa mappa semantica viene data in pasto al motore di ricerca, che riesce ad estrapolare il significato della singola pagina web, e il contesto del sito.

A differenza di altri tool che utilizzano i dati strutturati, WordLift offre una maggiore granularità del dato. Inoltre, la marcatura che WordLift inserisce è organizzata secondo le best practice di Google.

Output dei dati strutturati generato con WordLift

Ma quali sono i risultati dell’implementazione della SEO semantica all’interno di un sito?

Con il team di WordLift, abbiamo sviluppato un tool che automatizza tutti questi processi, permettendo l’inserimento dei dati strutturati e la creazione di un Knowledge Graph del sito capace di mostrare ai motori di ricerca tutte le relazioni che esistono fra le varie entità interne alle pagine.

L’utilizzo di WordLift ha portato a risultati veramente confortanti su una miriade di siti differenti, dal piccolo blog al grande publisher online.

Oggi vi mostriamo qualche numero raggiunto in un piccolo blog di fotografia. Giuseppe, il SEO expert del sito racconta:

A novembre ho deciso di provare WordLift, popolando la sezione “vocabolario” con diverse entità.

Senza aggiungere o modificare alcun tipo di contenuto, ma solo grazie ai dati strutturati e alla creazione delle triple, abbiamo riscontrato un notevole e costante aumento del traffico organico così come un aumento delle impression rilevate dalla Search Console su chiavi abbastanza competitive.

I risultati dopo 3 mesi sono stati sorprendenti, il markup di dati strutturati e la nostra consulenza hanno contribuito a far crescere la visibilità organica del sito: +24% nel giro di soli 3 mesi! In termini numerici questo significa che gli utenti sono aumentati di circa il 16% in questo periodo, solo grazie al markup implementato sulle pagine del sito. Davvero un risultato sorprendente!

Grafico dell'aumento del traffico, fonte SEOZoom

Autore: Edoardo Bedini, Business Developer di WordLift, per Max Valle.