Nel weekend ho ripensato al post che ho scritto venerdรฌ, quello su Google e Twitter. Nell’intervista ad Amit Singhal c’erano infatti 2 passaggi che hanno continuato a ronzarmi in testa, e che meritano un ulteriore approfondimento. “Un utente che segue un altro in un social media, รจ analogo ad una pagina che linka unโ€™altra sul web. Entrambe sono forme di โ€œraccomandazioneโ€. Quando delle pagine di alta qualitร  linkano unโ€™altra pagina sul web, la qualitร  della pagina linkata sale. Allo stesso modo, nei social media, se un utente affidabile e riconosciuto segue un altro utente, la qualitร  dei follower di questo sale.” Non รจ vero, questo concetto vale solo per Twitter! In un social come Facebook (o LinkedIn), non ci sono follower e following, ma solo gli “amici”. Se ti arriva una richiesta di amicizia via Facebook, puoi rigettarla o accettarla. Se l’accetti, in entrambi gli account cresce di un +1 il numero di amici. In Twitter, puoi decidere di seguire qualcuno, ma questo puรฒ anche non ricambiarti. Lui avrร  un +1, e tu no. Se facciamo il parallelismo fra link e social media (come dice Amit), si potrebbe dire che in Facebook la logica รจ quella dello “scambio link”: ogni volta che accetti qualcuno, la connessione fra te e l’account del nuovo amico diventa bidirezionale. In Twitter no. Twitter introduce nei social il concetto di “mezzo amico”: puoi seguirmi, ma io non sono obbligato a seguirti. In altre parole io posso darti un link, ma tu puoi anche non ricambiarlo. “La chiave รจ identificare i โ€œreputed followersโ€. Puoi guadagnare reputazione, e quindi darla. Se moltissime persone ti seguono su Twitter, e tu segui qualcuno, il tweet di questa persona รจ considerato prezioso.” Torniamo al parallelismo con i link (in ingresso e in uscita), e facciamo 3 casi. 1. Moltissimi “following” e pochissimi “follower”: un account del genere puzza di spam. Esattamente come un pagina web con migliaia di link in uscita, verso siti di qualsiasi genere, e solo con pochi link in ingresso (probabilmente di scarsa qualitร ). 2. Moltissimi “follower” e pochissimi “following”: un account del genere ha quasi sicuramente un fortissimo trust. Prendiamo il caso di Matt Cutts: circa 50.000 follower e 200 following. Se fosse una pagina web sarebbe l’equivalente di una risorsa utilissima, molto citata/linkata, con solo pochi link in uscita super-selezionati (e quindi di grande valore agli occhi dei motori di ricerca). 3. Moltissimi “follower” e zero “following”: prendiamo il caso di Seth Godin. Oltre 20.000 follower e zero following. Se fosse una pagina web, sarebbe un cosiddetto “buco nero”: una pagina che accumula enormi quantitร  di trust (e PageRank), senza perรฒ cederlo a nessuno. Ora immagina se Seth Godin decidesse di seguire qualcuno: un solo account Twitter e basta. Che quantitร  di trust riceverebbe quell’account? Se la logica รจ quella delle pagine web e dei link in uscita, non credi che seguire un solo account equivarebbe a donargli una enorme quantitร  di link juice / “TwitterRank”, che diminuirebbero col numero di account seguiti? Se cosรฌ fosse, nel futuro di Twitter – oltre al problema dei tweet a pagamento (piรน o meno identificabili, come lo sono i “paid link”) – si presenterร  quello dei “paid following”: account gonfiati ad hoc con migliaia e migliaia di follower, e con pochissimi “following in uscita”. Non sto parlando quindi di “acquistare follower” (mercato giร  esistente da tempo), ma di “vendere following” da account con un numero enorme di seguaci. I tweet scritti da questi account “artificiali” potrebbero essere ben visti agli occhi dei motori (in quanto rispecchiano la logica spiegata nel caso 2 e 3), e quindi utilizzati da social marketer senza scrupoli per operazioni di “real-time spam“, su SERP particolarmente competitive e trafficate. L’era del social media marketing black-hat รจ solo agli inizi…