quello che regali ha meno valore

La mia generazione di nerd/geek non vedeva l’ora di andare allo SMAU, la “fiera dell’informatica” che fra gli anni ’80 e i ’90 occupava a Milano una tale quantità di padiglioni che non bastava un giorno intero a girarli tutti.

Si entrava di solito con un biglietto omaggio (recuperato in qualche rivista o in qualche negozio di PC della zona) e soprattutto con uno zaino MOLTO capiente.

Sì, perché lo SMAU era la fiera dei gadget GRATUITI. Si faceva a pugni per un cappellino, si sgomitava per una maglietta, quasi che dall’altra parte ci fosse una rock star a lanciarli dal palco al suo pubblico di fan.

Si riempiva avidamente lo zaino con tutto il ciarpame possibile e immaginabile, quasi che fosse un bottino di guerra.

E poi, arrivati a casa stanchi, sudati e con i piedi gonfi, si buttava via tutto.

I primi a fare una brutta fine erano i volantini (in numero tale da riempirci un sacco intero dell’immondizia), mentre i gadget – per i quali si aveva lottato ferocemente – finivano in qualche cassetto o su qualche mobile.

Come mai? Perché il gadget per il quale si aveva tanto combattuto era diventato così insignificante?

Semplice, perché era gratis.

Anche sei lo hai conquistato con (relativa) fatica, non hai pagato nulla per averlo. Non hai tirato fuori i soldi dal portafoglio. E quindi, in poche ore, ha perso tutto il suo valore.

Caliamo questo discorso nel mondo del lavoro (vale per l’online, ma anche per l’offline).

Sono un collezionista seriale di ebook gratuiti (non ridere, ne conosco tanti con questa “malattia”). Ho centinaia di PDF che parlano di SEO e digital marketing. Molti di questi non li ho neppure aperti. Li ho solo “catalogati”.

Perché? Perché sono gratis. E quindi non hanno alcun peso nella mia scala valoriale.

Diverso è quando fai l’azione di comprare: se acquisti un ebook, anche per pochi euro, sarai molto più propenso a leggerlo/studiarlo. Anzi, più è costoso e più ti incuriosirà il perché quell’autore si fa pagare così tanto per un libro/manuale. Probabilmente, a livello inconscio, penserai che l’autore è più bravo/capace/interessante di altri che si fanno pagare molto meno.

Altro esempio. Chi gestisce una mailing list gratuita, sa bene quanto è difficile avere tassi di apertura elevati: secondo una statistica di Mailchimp, l’open rate medio è di poco superiore al 20%. Ma chiedi a chi ha una lista di utenti che pagano per ricevere le sue email: ti dirà che le aperture sono doppie, triple o addirittura quadruple rispetto ad una lista gratuita!

Ultimo esempio. Una trappola, nella quale cadono un sacco di freelance, è quella di offrire consigli gratuiti, che man mano si trasformano in vere e proprie consulenze. I “cacciatori di consulenze gratuite” si appostano nei forum e nei gruppi, partono da domande magari banali e poi rilanciano in un crescendo di richieste al limite dello stalking, inseguendoti via messaggi privati, email o addirittura instant messaging.

Se ti mostri con un bravo consulente, sempre gentile e disponibile, questi soggetti divoreranno tutto il tuo tempo… in cambio di nulla (sì, spesso non ringraziano neppure). E questi personaggi NON sono (quasi mai) convertibili in clienti, perché sono scrocconi seriali: elemosinano informazioni a destra e a manca, le appiccicano assieme, e credono così di risolvere il loro problema.

Diverso è quando offri, gratuitamente, un parere autorevole, ma chiarisci sin da subito che da quel preciso momento in poi si inizia a pagare. In questo modo farai istantaneamente piazza pulita dei parassiti, e potrai offrire la tua preziosa consulenza (e il tuo prezioso tempo) solo a chi è in grado di apprezzarla davvero.