Durante il weekend, da Google sono finalmente arrivati i primi chiarimenti circa il legame fra PageRank (calato) e link (venduti). Se conoscete l’inglese e preferite andare direttamente alle fonti ufficiali, eccovi i 3 link “by Google”:

Se invece non capite una mazza d’inglese, e preferite un sunto in italiano “by Tagliaerbe” 🙂 , eccovi i 10 punti salienti emersi nelle discussioni e/o nei commenti alle stesse:

  1. Google ha fatto un aggiornamento completo del PageRank un mesetto fa, ma il PageRank su alcuni siti può variare anche a seguito del “full PageRank update” (in pratica, le variazioni del PR proseguono senza sosta).
  2. Google si riserva il diritto di adottare tutte le misure necessarie a proteggere la qualità del suo indice. Fra queste misure, Google: a) può decidere di togliere al sito la possibilità di passare PageRank, b) può diminuire il PageRank visualizzato sulla Google Toolbar, per mostrare così una minor fiducia nei confronti di quella pagina/sito, e c) può arrivare a rimuovere dall’indice le pagine e i siti che ritiene “spammosi”.
  3. Comprare e vendere link è in violazione alle linee guide di Google, ed è comunque una pratica invisa anche agli altri motori di ricerca.
  4. Chi compra/vende link, può vedere abbassarsi (sulla toolbar) il PageRank dei suoi siti.
  5. Chi vende link e ha subito un abbassamento del PageRank, può fare richiesta di reinclusione tramite Google Webmaster Central. Ovviamente, prima di richiedere la reinclusione, è necessario rimuovere i link (o fare in modo che non passino più PageRank).
  6. Google non vuole imporre ai webmaster le sue regole, vuole solo dar loro consigli. I webmaster possono gestire il loro sito come meglio credono, ma Google si riserva il diritto di tutelare qualità e pertinenza del suo indice. Anche gli altri motori di ricerca sono sulle stesse posizioni.
  7. Google non sta cercando di eliminare forme di pubblicità online diverse da AdSense. E’ infatti possibile utilizzare i link a pagamento come mezzo per ottenere traffico targettizzato, ma tali link non devono contribuire a falsare la qualità degli indici di Google (ovvero: è necessario utilizzare l’attributo rel=”nofollow”).
  8. Pochi giorni fa, Google ha eliminato gli annunci AdSense che riportavano la scritta “buy PageRank” e probabilmente, nel prossimo futuro, verranno eliminati altri annunci simili.
  9. Un banner pubblicitario dovrebbe essere trattato come un link a pagamento: si consiglia pertanto di fare in modo che il banner non abbia influenza sul motore (ovvero: non passi PageRank), anche se Google è in grado di identificare e gestire i banner piuttosto bene (questa frase è piuttosto ambigua: sembra quasi che dica che Google è in grado di capire la differenza fra un banner a pagamento e un link a pagamento, ma soprattutto che esiste una differenza fra le 2 cose, salvo poi ammettere che è meglio usare, anche per i banner, il rel=nofollow).
  10. Google si sta impegnando, soprattutto di recente, per preservare la qualità del suo indice; per esempio, sta eliminando parecchi siti MFA (Made of AdSense). Matt Cutts sta anche premendo per ridurre il numero dei publisher AdSense di bassa qualità, cosa che potrebbe significare per il motore meno entrate a breve termine, ma utenti e inserzionisti più felici e fidelizzati per il futuro.

Conclusioni Il PageRank, ormai, non è più un semplice indicatore del peso dei link in ingresso: Google utilizza la barretta verde per mandare messaggi ai webmaster, ma si tratta ancora (a mio modesto parere) di messaggi poco chiari, che necessitano di una “codifica”. Per esempio:

  • Il calo di un punto (non di 2 o 3) PageRank, equivale ad una penalizzazione o ad una perdita del numero/peso dei link in ingresso?
  • Google non farebbe prima (e meglio) ad utilizzare il “Centro messaggi” del Webmaster Central per questo genere di comunicazioni?
  • Perchè alimentare discussioni e congetture di ogni genere, invece che inviare ai singoli webmaster penalizzati un chiaro e dettagliato messaggio?

Se Google non volesse utilizzare il Centro messaggi per questo tipo di comunicazioni, eccovi la soluzione by Tagliaerbe: si chiama “PageRank tricolore” 😀 Indipendentemente dal numerino impresso sulla barretta, sarà il colore a dirci qualcosa di più sulla pagina in questione:

  • Barretta verde. Nessun problema, il sito è OK: anche se il PageRank calasse, non è sicuramente a causa di una penalizzazione.
  • Barretta gialla. Sito “ammonito”: vanno presi urgenti provvedimenti (come eliminare i link a pagamento, o inserirvi il rel=nofollow), altrimenti si finisce in zona rossa.
  • Barretta rossa: Sito “espulso”: si tratta di un sito ammonito, che ha perseverato nella sua cattiva condotta per lungo tempo, continuando quindi a vedere link. Ora è divenuto un sito non più in grado di passare PageRank.

Il PageRank tricolore porterebbe 3 grossi benefici:

  • Per chi vende link: il publisher saprebbe in real time se il suo sito è nel mirino di Google o meno, e potrebbe quindi prendere immediati provvedimenti.
  • Per chi compra link: l’advertiser fuggirebbe all’istante da tutti i siti con barretta gialla/rossa, per non rischiare di comprare link inutili ai fini del posizionamento e del PageRank.
  • Per Google: 2 grossi vantaggi: 1) l’utilizzo della toolbar si diffonderebbe a dismisura e 2) cesserebbe in brevissimo tempo il mercato della compra-vendita dei link.

OK, l’idea è un pò da affinare… ma potrebbe funzionare? 😀