L’Internet italiana ha da sempre dentro qualcosa di sardo. Penso a Video On Line (VOL), Internet Provider che negli anni ’90 partì dall’isola per conquistare lo stivale (e per finire poi per chiamarsi TOL, e quindi TIN). Penso a Volunia, finanziata da Mariano Pireddu (già amministratore delegato di Czech On Line, una sorta di Video On Line della Repubblica Ceca), progetto annunciato, nato e (praticamente) morto nell’arco di poche stagioni. E penso anche a Tiscali, che lanciò il free internet alla fine del millennio scorso e che ora, con Soru di nuovo in sella, ha appena presentato Istella. Di Istella se ne parla ormai da 5 mesi: i primi rumor risalgono infatti allo scorso Ottobre (“debutta a novembre Istella…”), poi ancora a metà gennaio (“facendo gli scongiuri del caso, a giorni il motore di ricerca Istella sarà online…”), e quindi, una settimana dopo, c’è stato un primo prudente rallentamento (“Il motore è ancora in fase di test ma Tiscali assicura che appena sarà a punto verrà messo online. Il lancio ufficiale potrebbe avvenire nelle prossime settimane”). Infine, 2 giorni fa, la nuova creatura di Soru ha finalmente preso vita, all’insegna del motto “cercare, contribuire, condividere”. Motto che mi ha fatto subito venire in mente Google (=cercare), Wikipedia (=contribuire), Facebook (=condividere). Iniziamo dal “cercare”: Istella ha un’interfaccia che mi ricorda quella di Bing, sia per la grossa immagine di sfondo (una torre di Pisa, la stessa cosa che immaginai io quando registrai yahoo.it, ben 18 anni fa! 😀 ), sia per il footer. E’ possibile cercare in 6 ambiti diversi (Web, Immagini, Video, Notizie, Mappe e Bacheca), e dico subito che provando la ricerca web il risultato è stato parecchio scoraggiante. Cercando “istella” dentro… Istella, nella prima pagina della SERP è presente ben 5 volte lo stesso sito (forum.spinoza.it), e per altre 4 volte si posizionano delle “pagine-tag” che semplicemente aggregano contenuti taggati Istella:

Una ricerca web dentro Istella

un #epicfail davvero brutto da vedere. Istella dichiara di indicizzare tutto il web italiano (=3 milioni di siti e 3 miliardi pagine, per un totale di 180TB di materiale), ma l’ordinamento e la rilevanza dei risultati sono cosa assai diversa dalla semplice indicizzazione: la web search e soprattutto gli algoritmi saranno un fronte sul quale ci sarà parecchio lavoro da fare, se vorranno cercare di impensierire Google anche solo lontanamente. Se poi proviamo la stessa ricerca sotto Immagini o Video, non troviamo nulla,

Una ricerca immagini e video dentro Istella

mentre più incoraggiante è la ricerca di Notizie, che se a livello numerico non sono molte almeno paiono aggiornate:

Una ricerca notizie dentro Istella

Se ci spostiamo al “contribuire”, dobbiamo registrarci (fornendo email e password), oppure loggarci con Facebook. In tal modo, potremo pubblicare contenuti (testi, immagini, audio e video) su Istella, che provvederà ad indicizzarli e renderli disponibili agli altri utenti. Obiettivo di Istella è infatti la “costruzione di una grande piattaforma italiana di raccolta e fruizione del sapere comune”, che va al di là del web spiderizzato dai motori di ricerca:

Web, Hidden Web e Sapere Comune dentro Istella

una cosa che può forse avere un senso in ambito scolastico/accademico, ma su questo punto ti lascio alle mie considerazioni in coda al post. La parte “condividi”, è infine il lato social di Istella: si presenta in un modaiolo “stile Pinterest”, dove ogni contenuto può essere apprezzato (con un “mi piace” (=Facebook) a forma di cuore (=Instagram)), condiviso o commentato.

La bacheca di Istella

Possiamo anche seguire e/o essere seguiti da altri utenti – con una modalità più simile a Twitter e Google+ che a Facebook – e restringere gli interessi solo a determinate categorie ben definite. Esiste anche un bookmarklet (Istella clip), che permette di catturare immagini in giro per il web e aggiungerle ai propri preferiti. Concludendo Non voglio paragonare Istella a Volunia o Google, perché mi sembra in entrambi i casi irreverente. Istella è un gradino sopra a Volunia, se non altro per il layout, l’interfaccia, la user experience e le tante partnership che hanno permesso al progetto di partire con una buona base di contenuti e fonti di qualità: cito ad esempio Treccani, LaPresse, il Ministero dei Beni Culturali, la Guida Monaci e la Compagnia Generale Riprese Aeree. Volunia non è partita con nulla di tutto ciò, era un progetto totalmente naif. Se invece parliamo di Google, Renato Soru ha precisato di non volerlo contrastare: oggi muoviamo i primi passi con un servizio alternativo e complementare”, dichiarando anche di voler scandagliare “il web nascosto, fatto di archivi e contenuti di inestimabile valore”, puntando sul “sapere comune, per conoscere e condividere la cultura italiana”. L’obiettivo sembra dunque quello di spingere gli utenti a caricare su Istella quelli che Soru chiama “archivi personali”, ovvero contenuti di qualità, magari non presenti online, ma che abbiano un forte accento italiano. Contenuti che, francamente, non riesco davvero ad immaginare: non penso ci siano milioni di italiani desiderosi di scannerizzare interi album di foto polverose lasciate in eredità dal nonno, o convertire in digitale vecchi filmini Super 8, per regalarli a Istella in nome della “condivisione della cultura italiana”. A meno che non ci siano di mezzo i soldi: Istella potrebbe decidere di remunerare gli archivi personali più meritevoli, magari con un sistema di revenue sharing basato su annunci pubblicitari da pubblicare accanto a tali contenuti. A proposito: di banner, in Istella, non ne ho visto manco mezzo. Qualcuno sa dirmi come pensa di campare la nuova creatura di Soru? 🙂