Ogni cosa che scriviamo online, ogni articolo, ogni commento, persino un like o una “faccina” possono avere un impatto, piccolo o grande, su chi ci legge.

Attenzione, non sto parlando di influencer che influenzano migliaia di persone. Sto parlando di chiunque abbia un piccolo pubblico, una piccola rete di contatti, un piccolo blog seguito da pochi (come quello che stai leggendo).

Anche se non ottieni una risposta diretta, o come si dice in gergo aziendale un feedback, le tue parole e/o le tue azioni possono colpire. Magari anche dopo molto tempo (visto che un post può essere cercato e trovato su Google dopo anni dalla sua pubblicazione).

I pareri che “ci fanno comodo”

Iniziamo col dire che ci sono opinioni (di altri) che possono tornarci molto utili, che possiamo addirittura sfruttare a nostro vantaggio.

Per esempio i commenti in coda ai post del tuo blog, o i feedback dei clienti del tuo ecommerce, possono farti capire se stai facendo bene il tuo lavoro. Da un buon commento puoi tirar fuori l’argomento di un prossimo post (o addirittura di una serie di nuovi articoli). Da un feedback di un acquirente puoi comprendere il livello di gradimento (o di criticità) del servizio che offri.

Puoi anche sfruttare questi pareri, soprattutto se positivi, ripubblicandoli sulle tue pagine di vendita: è il famoso principio della “riprova sociale“, che anche io – lo ammetto – utilizzo su varie landing page.

Per esempio, se tieni abitualmente dei corsi potresti raccogliere i feedback dei partecipanti e utilizzarli poi come testimonial reali. Questo può essere un metodo, etico, per influenzare positivamente nuovi prospect.

I contenuti pericolosi (e il problema “morale”)

A proposito di etica.

Il mestiere del marketer, in diversi casi, rischia di fare a pugni con la deontologia. I settori dove girano soldi online sono spesso borderline (se non addirittura illegali), e quindi spingere un utente all’acquisto di un prodotto/servizio che sappiamo potrà intaccare il suo portafoglio (o la sua salute) non è proprio una bella cosa.

Ti ricordo che anche Google ha messo da tempo sotto osservazione i siti YMYL (acronimo di Your Money Your Life), ovvero i siti che hanno un impatto (spesso negativo) sui soldi o la salute dell’utente.

Dare valore, lasciare un piccolo segno

Un altro mantra che gira da sempre nel mondo del marketing online è quello del “dare valore”. A me piace dire che chi ci incrocia, o incrocia una cosa che abbiamo detto/scritto, possa andarsene da noi con qualcosa in più.

In moltissimi casi mi è capitato di dare pareri/consigli non pubblicamente ma in privato, via email, messenger o Skype.

Mentre scrivevo questo post mi è tornato in mente un episodio che potrebbe aver cambiato letteralmente la vita (quantomeno quella lavorativa) di una persona. Si parla del lontano 2010.

Un giovane aspirante SEO mi chiede via email cosa ne pensavo del corso che stavo promuovendo sul blog in quel momento (per la cronaca, si parlava del SEO Training Summit, corso organizzato da Adriano De Arcangelis che proprio nei prossimi giorni vedrà una nuova edizione). Rispondo che, a mio parere, ne vale la pena, il corso e i relatori sono validi.

Il ragazzo partecipa al corso e mi scrive un mesetto dopo, ringraziandomi del suggerimento. Quel giovane è oggi uno dei più noti ed istrionici personaggi della SEO italiana: sto parlando di Benedetto Motisi.

Le 2 email di Benedetto Motisi

Concludendo

“Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, disse Ben Parker al nipote Peter.

Ma anche se non crediamo di avere un grande potere, anche se online ci seguono in 4 gatti, dovremmo sempre pensare che quello che diciamo in privato o scriviamo pubblicamente può in qualche modo cambiare la vita del nostro interlocutore: pensiamoci bene prima di premere “INVIO”.