Sapevi che circa il 10% delle persone usa Google per trovare contenuti lunghi, dettagliati e approfonditi? In pratica, i cosiddetti in-depth article? Per questo motivo, a partire dall’Agosto del 2013, se fai una ricerca su Google.com per un broad topic potresti incappare in un risultato di questo tipo:

In-Depth Articles

Google ha infatti deciso di rendere più rilevante questa tipologia di contenuti, e ha pubblicato una piccola guida che spiega come fare a comparire fra gli in-depth article: purtroppo la pagina offre solo qualche spunto tecnico (parla infatti di schema.org, authorship markup, paginazione e canonicalizzazione…), e non dà indicazioni pratiche su come dovrebbe essere un articolo per rientrare in questa categoria. Preziose indicazioni ci arrivano invece da Neil Patel, che ha studiato le statistiche di tutti gli articoli pubblicati su KISSmetrics per capire quali caratteristiche accomunano quelli finiti negli in-depth. Questi i dati (medi) dei contenuti NON inclusi fra gli in-depth article: • lunghezza: 1.631 parole • tweet ricevuti: 194 • like ricevuti: 81 • +1 ricevuti: 46 • backlink ricevuti: 47 E queste invece le caratteristiche degli articoli finiti fra gli in-depth article: • lunghezza: 2.183 parole • tweet ricevuti: 315 • like ricevuti: 129 • +1 ricevuti: 87 • backlink ricevuti: 94 In estrema sintesi, i contenuti presenti nella sezione in-depth sono più lunghi e hanno ricevuto più link e apprezzamenti sociali rispetto agli altri. Neil Patel si è anche accorto che i contenuti più popolari del suo sito, sia dal punto di vista dei backlink che da quello delle condivisioni sui social, sono le infografiche, ma nessuna di queste è finita negli in-depth article: probabilmente, è quindi necessario anche molto testo scritto per finire in quella sezione (testo che le infografiche non hanno). Infine, è interessante notare l’incremento di traffico ottenuto dal sito di Patel grazie agli in-depth article:

Aumento i traffico grazie agli In-Depth Articles

+ 13,15% (da un mese sull’altro). Attendiamo dunque con impazienza che gli “articoli di approfondimento” (si chiameranno così?) facciano la loro comparsa anche su Google.it… nel frattempo, ti consiglio di iniziare a produrre contenuti un (bel) po’ più lunghi del solito post di 3 paragrafetti 😉 (che, tra le altre cose, non piace nemmeno troppo al Panda… rileggiti a tal proposito i punti 13, 16 e 21 di questo elenco). UPDATE: il 19 Maggio 2014, John Mueller ha dichiarato che “authorship only plays a role with the “in-depth-articles” feature, and otherwise has no effect on ranking in web-search at all”. Parrebbe dunque che l’authorship possa avere un ruolo (ovviamente positivo) quando si tratta di posizionare un in-depth article, mentre non influenzi in alcun modo gli altri contenuti. Almeno fino alla prossima dichiarazione 🙂 UPDATE: a partire da Aprile 2015, sembra che Google abbia reso indistinguibili gli in-depth article dagli altri contenuti presenti nelle SERP. La cosa è stata notata da SEOlytics, che ha postato su Twitter questa immagine:

La sparizione degli In-Depth Article