Occhio a dove muovi il puntatore del mouse nelle SERP di Google, perché ciò potrebbe modificare la posizione dei risultati nel motore di ricerca, quella degli annunci pubblicitari e dei OneBox. Non ci credi? allora leggiti l’ennesimo brevetto di Google, chiamato proprio System and method for modulating search relevancy using pointer activity monitoring. Bill Slawski di SEO by the Sea dettaglia tutto in un suo post intitolato proprio Where you Point Your Mouse May Influence Google Search Rankings, Advertisement Placement, and Oneboxes. Quando visualizzo il contenuto di una pagina web – dice Slawski – spesso mi ritrovo a spostare il puntatore del mouse intorno a ciò che sto vedendo. Per un paio di ragioni: la prima è che rende più facile focalizzarsi sulla porzione di pagina che si sta guardando, la seconda è che è più facile cliccare su un link che trovo interessante se il puntatore è già vicino a ciò che sto leggendo. Quando Google posiziona le pagine web, considera un’ampia gamma di fattori, fra i quali i comportamenti degli utenti su quella pagina: quanto tempo viene passato sulla pagina, fino a che punto la pagina viene “scrollata” verso il basso, su quali pagine si potrebbe cliccare nella SERP (e se quali no), quali link potremo seguire quando visitiamo la pagina, se stamperemo, salveremo o metteremo la pagina nei preferiti, e altro ancora. E Ora il nuovo brevetto analizza come i movimenti del puntatore del mouse nelle SERP potrebbero influenzare il ranking. Problemi col CTR Un metodo per classificare i risultati in base al comportamento dell’utente è guardare a quali pagine clicca (e quali no) quando esegue una ricerca su un motore. Ma questo approccio presenta un potenziale problema. Immagina di cercare “compleanno di Barack Obama” in Google, e nello snippet del risultato in vetta leggi la data. Non c’è ragione di cliccare sul link, la tua richiesta è stata soddisfatta. Google probabilmente vuole che tale pagina continui a posizionarsi bene, ma se il motore di ricerca si basasse sui click per misurare la rilevanza di una pagina per una query, la mancanza di click la renderebbe meno rilevante. Se invece Google guardasse a come gli utenti muovono il mouse intorno allo snippet che contiene la data di nascita di Obama, prima di fare una query completamente diversa, Google potrebbe considerare la pagina in questione molto rilevante. Se quel risultato è posizionato al terzo o quarto posto nella SERP, e moltissime persone muovono il mouse sopra quello snippet – e successivamente partono per un set di query completamente diverso – Google potrebbe riclassificare quella SERP e spostare più in alto la pagina in questione. Il brevetto si presta ad un paio di interpretazioni (su come i movimenti del mouse possano essere interpretati): Per esempio, stazionare a lungo su un risultato può indicare una opinione positiva circa la rilevanza di una SERP rispetto ad una query. E se qualcuno muove il puntatore del mouse su uno snippet, scorrendo le righe alla velocità con la quale normalmente si legge, potrebbe indicare un elevato livello di attenzione sul risultato, molto più che tenere il puntatore fermo o muoverlo randomicamente. La cosa potrebbe essere applicata anche agli annunci pubblicitari: se qualcuno punta il mouse sopra un annuncio invece che un altro, potrebbe significare più attenzione e interesse verso quell’ad. Stessa cosa se parliamo di una mappa o qualsiasi altro risultato di tipo OneBox: se mi posiziono sopra per un po’ con il mouse, potrebbe significare attenzione nei confronti della mappa, e quindi che quel tipo di risultato mi è stato di aiuto. “Client Attention Data” Il brevetto fa riferimento alle informazioni circa il monitoraggio dei movimenti del mouse come “client attention data”, perché questo tipo di attività di misurazione dell’attività di navigazione può dare al motore di ricerca un’idea di quanto interesse c’è sulle singole parti della SERP, e quanta attenzione pongono i visitatori su ogni parte. Se un gran numero di visitatori interagisce con la pagina allo stesso modo, il dato è sicuramente di grande importanza per il motore di ricerca. Il brevetto ci dice anche che potrebbe essere dato un peso diverso ai movimenti del mouse in base all’area in cui si muove. Posizionarsi sopra un titolo di una SERP potrebbe essere trattato in modo differente rispetto a posarsi sopra uno snippet. Conclusione Questo brevetto è stato originariamente depositato il 16 Febbraio 2005 – e formalmente “concesso” qualche giorno fa – ed è possibile che Google non stia utilizzando i metodi descritti, o abbia testato questi metodi e sia poi passato ad altri sistemi per “tracciare” l’attenzione di coloro che cercano nel motore. Ma è anche possibile che Google utilizzi già i movimenti del mouse oggi. Guardare al modo in cui la gente muove il puntatore del mouse in una pagina fornisce informazioni più utili che guardare solo ai risultati che uno clicca o non clicca. Non abbiamo visto brevetti che vanno in profondità sul misurare e interpretare i comportamenti dell’utente come fa quello in questione. Questo brevetto è stato depositato prima dell’introduzione dell’Universal Search, e quando si parla di OneBox si fa riferimento a risultati provenienti da altri archivi dati di Google, come Mappe, News, Quotazioni di Borsa, etc., che spesso troviamo in cima ai risultati piuttosto che mischiati all’interno delle SERP. E’ possibile che Google utilizzi il tracciamento dei movimenti del mouse per vedere quanto siano efficaci/utili i OneBox inseriti all’interno delle SERP rispetto a quelli posizionati in cima. Se su un banner/annuncio pubblicitario si posano i puntatori del mouse di parecchi utenti, mentre su un altro no, ciò potrebbe determinare la posizione dell’annuncio? questo comportamento potrebbe far parte del “quality score” degli annunci sponsorizzati? vai a rileggerti il post sul Dwell Rate di un annetto fa, e credo lo vedrai con altri occhi… 😉