"The Social Network"

Nei giorni scorsi son riuscito a vedere The Social Network, il tanto atteso film sulla nascita di Facebook (e le grane legali che ne sono seguite).

Ammetto di averlo visto più per curiosità che per reale interesse, e di averlo trovato piuttosto ben diretto e recitato: nel film c’è tutto il “rampantismo” (nel senso più positivo del termine) di una generazione di giovani americani, la competizione sfrenata, la brama di inventarsi un lavoro che non esiste, la voglia di fare qualcosa di epico e indimenticabile, nonché l’obiettivo di mettersi in tasca una montagna di soldi (“Un milione di dollari non è fico. Sai cos’è fico? Un miliardo di dollari” dice Sean Parker nel film rivolgendosi a Mark Zuckerberg).

Fra i tanti, anche Beppe Severgnini ha tessuto le lodi di The Social Network dipingendolo come “un film che dice qualcosa anche a noi”: Severgnini si augura insomma “che gli adulti italiani capiscano la lezione che contiene. I ragazzi italiani ci riusciranno di sicuro.”

Cta Consulenze

Ebbene, caro Beppe, certi adulti italiani (se per adulti si intendono gli over 30) la “lezione” di The Social Network la conoscono a menadito. A certi altri – diciamo quelli over 55, con un tranquillo posto di lavoro, una beata ignoranza nei confronti di internet e una pensione a tiro – non frega una beata mazza. A certi altri ancora – e non parlo solo dei politici – piace raccontare che anche qui in Italia ce la possiamo fare, che anche noi abbiamo il potenziale, che basta solo crederci. Piace illudere, piace illudersi.

Sul “lato giovani” vedo invece che molti crescono – anche a causa di certi “adulti” – con la mentalità del posto fisso, del caro vecchio concorso statale, del rischiare il meno possibile. Quei (pochi?) che hanno le carte in regola si trovano calati in un ecosistema preistorico, ingessato, inadeguato. Già, l’ecosistema. Ci sono ere geologiche tra il “sistema Italia” e quello USA, ci sono differenze politiche, sociali ed economiche incolmabili. Qui non c’è la Silicon Valley, non esistono Harvard e Stanford, non ci sono milionari under 30 in grado di presentare brillanti startup a miliardari VC.

Vivere di sogni e passione è sacrosanto, metterci tutto l’hustle possibile anche, ma probabilmente il miglior messaggio da consegnare oggi ai giovani italiani non è quello di The Social Network, bensì questo: