La SEO non è propriamente quella che si dice una “scienza esatta”. Da sempre, all’interno del settore, girano infatti un sacco di punti di vista differenti, che a volte sfociano in veri e propri miti e leggende. Miti che Google ha già provato a sfatare alcuni anni fa. Il 15 Aprile 2014, Eric Enge ha pubblicato su Forbes un articolo dal titolo 7 Modern Age SEO Myths, nel quale ha prima elencato e poi demolito 7 miti recenti in ambito SEO, spaziando dal guest posting ai social, dall’AuthorRank ai link. Curiosamente, 24 ore dopo è tornato sul tema pure Matt Cutts, che nel video qui sotto

prova a rispondere alla domanda: “Quali sono i più grandi miti nella SEO che continuano a girare (nei convegni, sui blog, etc.)?”

Mito #1: se compri AdWords, ti posizioni meglio

Uno dei più grandi è quello che dice che se acquisti annunci pubblicitari, ti posizionerai meglio su Google. E poi c’è anche una “teoria cospirativa” esattamente opposta, ovvero quella che dice che se NON acquisti annunci pubblicitari, ti posizionerai meglio. Molti pensano che Google faccia i suoi cambiamenti algoritmici per spingere la gente a comprare pubblicità. Dopo aver lavorato per anni nel search quality group, e dopo più di 13 anni che sono in Google, posso dire che la forma mentis con cui opera Google è quella di fornire i migliori risultati possibili, per rendere felici gli utenti, e per farli continuare a tornare. Un utente felice è un utente fedele, e quindi se Google gli offre un’ottima esperienza quando effettua una ricerca sul motore, penserà a Google la prossima volta che necessita di una informazione. Se durante questo percorso clicca su un annuncio pubblicitario va bene, ma non modifichiamo l’algoritmo per spingere le persone a comprare pubblicità. Se acquisti annunci pubblicitari NON aiuti il tuo posizionamento in alcun modo, e allo stesso modo NON peggiori il tuo posizionamento se non li acquisti.

Mito #2: ci sono trucchi che permettono di posizionarti meglio

Su vari forum black hat e gruppi di discussione di webmaster, si sviluppano dei “pensieri di gruppo” del tipo: “Se pubblichi il tuo articolo in questi siti di article marketing, ti posizionerai al primo posto”. E dopo 6 mesi: “OK, è il momento del guest blogging! Se fai guest blogging, salirai al primo posto”. E qualche mese dopo: “Oh, link wheel. Devi utilizzare questa tecnica per andare al primo posto”. A dire il vero, alcuni di questi “pensieri di gruppo” ha funzionato per alcuni siti in passato, fino a quando Google non ha modificato l’algoritmo per fermarli. Se qualcuno conoscesse davvero un metodo infallibile per fare soldi online, probabilmente lo userebbe per lui, invece che metterlo in un ebook o in un tool per venderlo alla gente. L’idea di comprare un pacchetto software in grado di risolvere ogni singolo problema che hai mai avuto, è probabilmente una cattiva idea.

Concludendo

Matt Cutts conclude con il solito, vecchio consiglio, ovvero: cerca di allinearti all’idea di Google, che è quella di offrire all’utente il miglior risultato possibile. Se non lo fai, lavori in opposizione all’algoritmo, e quindi anche a quello che gli utenti vogliono. Stranamente, Cutts non ha parlato del mito più in voga negli ultimi anni, ovvero quello secondo cui gli “apprezzamenti” ricevuti sui social permettono di posizionarsi meglio in Google. Chissà come mai… 🙂