Guadagnare è Peccato

Il 28 Aprile 2016 è stata pubblicata una circolare dell’Agenzia delle Entrate, riguardante i nuovi indirizzi operativi per la prevenzione e il contrasto all’evasione fiscale. Alla pagina 9 del documento, si legge la seguente frase:

Dal punto di vista operativo, alle notizie ritraibili dalle banche dati si aggiungono quelle che pervengono da altre fonti, ivi incluse fonti aperte, per cui lo scenario informativo è ampio e variegato.

Non so quale testata giornalistica abbia riportato per prima la notizia con il solito headline acchiappa-click, ma sta di fatto che praticamente tutte le fonti d’informazione hanno poi titolato cose del tipo “il Fisco ci spierà anche su Facebook”, “i social network nel mirino della Finanza” e altre amenità simili. Non è però questa la parte più interessante della storia. Leggendo e osservando le reazioni del pubblico, la notizia mi è stata invece di spunto per riflettere sui 2 approcci dell’italiano medio riguardo al denaro e alla ricchezza (sua e soprattutto degli altri).

1. Quello ha i soldi? Chissà cosa c’è dietro…

La prima reazione dell’utente medio nei confronti del ricco/arricchito è una ammirazione (subito soffocata) che si tramuta (spesso) in invidia e (in alcuni casi) in odio verso chi possiede auto di lusso e vestiti firmati, o chi posta su Facebook o Instagram foto di pranzi e cene luculliane in località da sogno: “Sono per forza ladri, farabutti… impossibile che abbiano guadagnato quei soldi onestamente!” Sia chiaro, è quasi sempre vero che dietro a vite del genere ci sia qualcosa di poco pulito: ma questa visione ci impedisce poi di andare a fondo per studiare e seguire quei pochissimi che riescono a guadagnare bene (online o offline), e a capire come ce la fanno. Col risultato che continuiamo a credere che sia impossibile fare più soldi di quanti ne facciamo con un “normale” lavoro dalle 9 alle 17, per 40 ore alla settimana. Perché succede che chi ha soldi e/o beni viene attaccato da chi non ne ha (o ne ha molti meno)? Il motivo, secondo alcuni psicologi, è che il nostro “cervello primitivo” ragiona più o meno in questo modo: “Se lui ha tutti quei beni, scende di molto la probabilità che anche io possa averli”. Probabilmente questo ragionamento da uomo delle caverne risale ad un’era in cui le risorse erano per loro natura limitate: ad esempio c’era poco cibo, e se un altro cavernicolo se ne appropriava le tue probabilità di sopravvivere scendevano di parecchio. C’è poi un’altra categoria di utenti, quella degli hater creduloni. Queste persone, che solitamente NON capiscono NULLA delle dinamiche di Internet, credono che molti di quelli che lavorano online facciano soldi a palate. Non sanno come li fanno, ma sono convinti che ne facciano a bizzeffe. Ti racconto un incredibile episodio di una quindicina d’anni fa. Un mio vecchio collega, socio di una startup che si occupava di online gaming, si trovò una sera a Milano. Vide per strada una Ferrari, e gli venne un simpatica idea: si fece fotografare a fianco all’auto, fingendo che fosse sua. Il giorno dopo pubblicò sul sito la foto (i social e gli smartphone ancora non esistevano, e quindi non poteva farlo in tempo reale), con sotto la scritta “Grazie banner! 🙂 “. Fu un delirio: il lettore medio del sito, anziché intuire la natura dello scherzo, iniziò da quel momento a credere che possedesse davvero quell’auto, e che con i banner si potevano fare facilmente montagne di soldi (e considera che il core business di quell’azienda era tutt’altro). Per anni andò avanti il tormentone della “Ferrari di Adso”. Ma la storia non finisce qui. Un paio d’anni fa andai ad un evento, nel quale era esposta una Lamborghini. La fotografai, e misi la foto su Instagram con il commento “Grazie banner! 🙂 “.

Lamborghini

Non ci crederai: un paio di persone mi contattarono in privato (e un altro paio pubblicamente) per farmi i complimenti per l’auto…

2. Hai i soldi? Nascondili (e nasconditi)

C’è poi un altro fronte, apposto al precedente. In Italia molti hanno una folle paura a parlare liberamente di denaro, ma soprattutto a mostrare la ricchezza. Non dico ostentare, ma mostrare anche solo timidamente. La colpa? Un misto di decenni/secoli di politica (comunista-sinistroide) e religione (soldi = sterco del diavolo) che ci hanno portati a pensare che accumulare denaro e beni materiali sia qualcosa di profondamente sbagliato, di immorale. Se a questo aggiungiamo l’insicurezza fisica (=aumento continuo di rapine e furti) e la spada di Damocle di (sempre nuove) tasse e balzelli vari, il cerchio si chiude: chi ha messo via 4 soldi ormai punta solo a nasconderli e a piangere miseria, con l’intenzione di tenere ladri e fisco quanto più lontani possibile. Riassumendo: chi non ha tanti soldi spesso mente, vantandosi di ciò che non possiede o vivendo sopra le proprie possibilità. Chi guadagna bene se ne sta invece “sotto traccia”, e non passa la giornata su Facebook a pubblicare foto della sua giornata da VIP: è più facile che il Fisco italiano trovi sui social qualche millantatore, anziché qualche vero evasore.

Conclusione

Personalmente NON credo che il guadagnare online, eticamente, abbia in se qualcosa di sbagliato. E credo anche che chi fa del bene, chi dà grande valore, chi risolve problemi importanti, chi migliora la vita di altri individui debba essere adeguatamente e profumatamente ricompensato. In poche parole, al netto di tutti i discorsi politici o religiosi del caso, i soldi sono solo un mezzo, uno strumento. Possono fare del male, ma possono anche fare tanto bene. Possono rovinare una persona, ma anche risollevarla. “Possono esser fero o esser piuma”, direbbe Mario Brega. Bisogna solo saper mantenere col denaro un rapporto distaccato, non morboso, non sentimentale: né amore né odio. E soprattutto, non rosicare e rimuginare quando guardi i rich jerk, Dan Bilzerian o i Rich Kids Of Instagram. 😉