A metà Marzo Google ha annunciato una svolta verso la semantic search, svolta ufficializzata da Amit Singhal un paio di giorni fa. E in questo video

possiamo facilmente capire il passaggio “da strings a things” – o come ha tweettato Matt Cutts “da parole chiave a entità” – che Google ha operato col suo Knowledge Graph. In buona sostanza, Google – grazie all’acquisizione di Metaweb e quindi agli open data di Freebase – sta diventando più intelligente: il motore inizia ora a ragionare per “grafo di conoscenza”, ovvero costruendo – e restituendo all’utente finale, nella forma di un “panel” – una mappa di relazioni fra la parola chiave cercata e vari altri oggetti ed elementi. In pratica, per determinate query, Google sarà in grado di mostrare sulla spalla di destra delle SERP una sorta di “scheda riassuntiva” del termine ricercato, divisa in 2-3 righe.

Un esempio di Google Knowledge Graph

Nel caso – ad esempio – di un personaggio famoso, la scheda sarà divisa in:

  • foto con piccola biografia (anno di nascita, di morte, studi effettuati, etc.);
  • elenco di immagini (ad esempio, delle opere che ha creato);
  • ricerche correlate.

Ognuno di questi elementi, se cliccato, genera un nuovo “panel”, che può essere navigato a piacere. Da dove arrivano tutti questi dati? Google afferma di attingere a varie “public sources”, come Wikipedia, CIA World Factbook e il già citato Freebase. Perché dunque non aiutare Google a generare dei “panel” più utili e rilevanti, magari introducendo dei dati proprio in Freebase? Con Freebase è infatti possibile creare “entity graph of people, places and things”. Basta iscriversi gratuitamente (mentre scrivevo questo pezzo mi sono ricordato di avere un account in Freebase… da quasi 4 anni!), selezionare una delle tante categorie disponibili, e iniziare a compilare campi. Nel caso specifico, mi sono divertito a creare una scheda sulla mia persona, arricchendola con una piccola descrizione, una foto e… un paio di link!

Davide Tagliaerbe Pozzi su Freebase

Immagino il percorso mentale che hanno iniziato a fare i SEO che mi leggono:

  1. Google Knowledge Graph prende i dati da Freebase;
  2. In Freebase si possono mettere link verso propri siti;
  3. Ho trovato un modo pulito per fare link building e scalare le SERP!

Alt! Iniziamo col dire che i link inseriti in Freebase hanno il nofollow:

I link in Freebase hanno il nofollow

quindi, almeno in teoria, non dovresti avere benefici a livello di link juice, PageRank e tutte quelle robe lì. Secondariamente, io vedo la cosa meno legata al link building e più al branding. Qui si tratta di fornire a Google dei dati che gli permettano di completare – o creare da zero – un “panel” dedicato ad una persona, un luogo, una cosa, che l’utente che effettua la query già conosce. Intendo dire che l’inserimento di informazioni in una scheda di Freebase NON servirà a posizionarmi per la chiave “seo specialist” o “web marketer”, ma contribuirà ad arricchire i dati mostrati da Google nel “panel” di Davide “Tagliaerbe” Pozzi – o addirittura di crearlo ex-novo: quando qualcuno mi cercherà in Google, troverà dunque una scheda più minuziosa e dettagliata sul sottoscritto. E già mi immagino la nascita dei “freebase spammer”… UPDATE: Freebase ha chiuso i battenti il 30 giugno 2015. Un’ottima alternativa potrebbe essere Wikidata, e infatti ho già provata a creare la mia scheda anche lì dentro… 😉