Da un paio di anni a questa parte il web italiano è esploso di corsi, ricorsi e consigli su come essere freelance. Tutto a un tratto, i markettari si sono resi conto di quanto può essere “meglio” lavorare da casa e diventare padroni di sé stessi o cosa?

Freelance figli della crisi

Credo che la realtà sia diversa e più brutta di come la si dipinge (al contrario del diavolo). Personalmente ritengo che questo settore si adatti così bene alla formula del “lavoratore autonomo” per tutta una serie di fattori concatenati:

  1. Il settore marketing è fluido e spesso si lavora a commessa.
  2. Le commesse magari durano pochi mesi e non vale la pena assumere.
  3. Assumere in Italia costa due occhi della testa.

Motivo per cui le grosse aziende che ancora resistono e riescono anche a prosperare lo fanno lavorando con brand altrettanto grossi per budget di livello. Magari succede che parte di lavoro la “scaricano” pure sul freelance che ha dalla sua (nella gran parte dei casi) la partita IVA dei minimi, uno dei pochi spiragli che il fisco lascia dalle mille porte in faccia sbattute, e una flessibilità maggiore. Insomma, freelance lo si diventa spesso perché è il mercato che lo richiede, specie in tempo di crisi, oltre al – seppur presente – osannato slancio verso un’autonomia di 14 ore lavorative. Sia ben chiaro, non è una lamentela: anch’io appartengo alla categoria di lancelibere che può contare su un paio di collaborazioni durature e consulenze/lavori spot, quindi uno dei “privilegiati” che le bollette finora le ha sempre pagate. Mi piace ciò che faccio e nel tempo sono riuscito a trovarci un sacco di vantaggi considerevoli.

Freelance, vantaggi ma non solo

Il problema è che, a mio modesto parere e del Taglia (questo post è nato da una nostra discussione), del freelance si tessono solo le lodi e pochi hanno l’onestà di ammettere che è la strada del “domani non vi è certezza”. Quest’ultima va costruita passo-passo, in punti già esposti da tanti:

  • Cura del brand personale;
  • Scelta di un ottimo commercialista;
  • Scelta delle situazioni migliori di lavoro aka clienti.

In realtà la lista è molto più lunga ma per non essere meno originale di altri, anch’io a puntate sto iniziando a scrivere di freelance nel mio blog, forse in modo un po’ più crudo – e allo stesso tempo scanzonato, perché Star Wars ce lo metto sempre!

5 aforismi da freelance

Questa volta però mi va di citare un altro film, ovviamente fracassone se no non mi piaceva, che ha ispirato un po’ il titolo del post, ovvero Sucker Punch (traducibile come colpo basso appunto), una specie di mecca visiva per nerd che consiglio di vedere senza impegno. Inoltre ha una colonna sonora da paura, che spesso metto come sottofondo mentre lavoro. Quasi tutte le frasi sono del Vecchio Saggio del film, in realtà niente di trascendentale e per questo facilmente adattabili.

1. Ricordate signorine: se non combatti per qualcosa, ti ritroverai con niente… (V.S.)

Per me vuol dire darsi un obiettivo, un progetto di fondo in quel che si fa. A differenza di chi lavora in azienda che ha (in linea assai teorica) il posto fisso, un freelance dovrebbe sempre chiedersi “cosa farò fra 10 anni?” Magari adesso vediamo tutti i lustrini dell’essere l’hipster della situazione o ci illudiamo di vederli ma fra un decennio? Nella società dell’oggi non ci si pensa, ma da quando ho un figlio io ci penso sempre e cerco di muovere alcuni passi in qualcosa di duraturo.

2. E un’ultima cosa: cercate di fare squadra… (V.S.)

Questo lo dicono tutti ma la percentuale di chi lo fa non è altrettanto larga. Fare squadra è vitale, siamo tutti nella stessa barca, sia chi sta sotto i 30k/anno dei minimi che chi li supera, che poi a conti fatti al netto sempre i soliti spicci prendiamo. Dato che fare società con la pressione fiscale in Italia è da martiri, almeno facciamo squadra, fluida come vuole la nostra posizione.

3. Nessuno corre un rischio per qualcun altro qui… (Rocket)

Il risvolto della medaglia di cui sopra. Fare parte di un team, una piattaforma, un plot di professionisti è importante ma è anche umanamente normale che ognuno pensi al suo tornaconto personale. D’altronde siamo freelance, lancelibere, termine che deriva dai mercenari. Si lavora per il soldo, è regolare. Essere corretti sì, ma l’istinto di sopravvivenza è innato, nessuno si giocherebbe la testa per me o per te.

4. Si sa. Per quelli che combattono, la vita ha un sapore che chi sta al sicuro non conoscerà mai. (V.S.)

Uno dei maggiori conforti del freelance di fronte la sua condizione, specie di quello che è stato spinto dalla situazione economica a diventarlo. Bisogna pensare che si combatte davvero ogni giorno, e che la fame è reale, senza bisogno di essere folli. Una bella molla, se non diventa logorante.

5. Ricordate, non firmate mai un assegno a parole se non potete coprirlo col culo… (V.S.)

Frase emblematica di Sucker Punch alla quale ho trovato mille interpretazioni già su Google. Una di queste potrebbe essere quella di non fare il passo più lungo della gamba, ovvero di non gettarsi a capofitto nell’avventura del freelance se si rischia davvero di rompersela la gamba. Tutte e due. E che quando sei lì fuori, l’avere “mille capi che sono i miei clienti invece che uno soltato in ufficio” non è così tanto conveniente se non ti tuteli. Moltiplichi solo i casini. Del resto sto imparando anch’io giorno dopo giorno, e magari con una tua dritta nei commenti potrò imparare qualcosa anche oggi 😉 Tu che ne pensi di questa visione del freelance? Autore: Benedetto Motisi aka SEOJedi, SEO e Copywriter Freelance, per il TagliaBlog.