Chi opera nel campo dell’advertising sta cercando da anni di portare avanti la teoria secondo cui un determinato media dovrebbe meritarsi una quantità di investimenti pubblicitari pari al tempo che gli utenti spendono all’interno di quel contenitore. Mi spiego meglio con questa immagine:

Tempo speso sul media rispetto agli investimenti pubblicitari raccolti

Secondo la ricerca di KPCB da cui è tratta la slide, negli USA gli utenti spendono solo il 7% del tempo sulla carta stampata e ben il 10% sui dispositivi mobile. Ma la carta divora il 25% della fetta pubblicitaria, mentre al mobile vanno solo le briciole (1%). E all’interno del comparto Internet, strano a dirsi, ritroviamo delle discrepanze molto simili. Come evidenziato di recente da Ben Elowitz, la “quota di attenzione” nei confronti di Facebook è molto più alta rispetto a quella di Yahoo! o Google, i quali però raccolgono molte più revenue pubblicitarie:

Google, Yahoo! e Facebook, Revenue e Hour of Attention

In pratica, nel 2011 Google ha raccolto 36 miliardi di dollari a fronte di un 11% di tempo speso dall’utente sulle sue property, Yahoo! 4 miliardi a fronte di un 8% e Facebook 3 miliardi a fronte di un 14%: Facebook insomma intasca solo il 4% di tutta la torta dell’internet advertising, contro il 14% dell’attenzione che riceve. Ed ecco quanto dovrebbe invece guadagnare in un “mondo ideale”, distribuendo equamente le revenue in base all’attenzione:

Quanto guadagna oggi Facebook, e quanto invece meriterebbe

Gli attuali 3 miliardi di dollari potrebbero diventare 12 se si considerasse solo il comparto Internet, e addirittura 20 prendendo globalmente tutti i media. Se tempo e attenzione fossero agganciati ai soldi, Facebook potrebbe dunque guadagnare almeno il quadruplo dalla pubblicità: chissà se un giorno questi parametri verranno considerati dagli inserzionisti, o se invece si continuerà ad andare avanti in un misto tra abitudine (“investo su quel media – tipicamente sulla carta stampata – perché è l’unico che conosco/capisco”) e logiche basate molto sull’amicizia personale e molto poco sul merito reale.