Settimana scorsa, e più precisamente il 12 Giugno, Facebook ha annunciato gli hashtag. Anche se lo strumento non è affatto nuovo – su Twitter si utilizzano gli hashtag addirittura dal 23 Agosto 2007 – la manovra di Facebook, almeno in base a quanto scritto nel post di lancio, sembra essere parte di una strategia più ampia, il primo passo nella direzione di far emergere e raggruppare le discussioni che gli utenti fanno attorno ad eventi pubblici, persone o temi particolarmente “di tendenza”. Ma vediamo di capire meglio cos’è e come utilizzare il “cancelletto” in Facebook. Cosa sono gli hashtag? L’hashtag è un contrassegno (identificato dal simbolo #) che, quando scritto immediatamente alla sinistra di un termine, consente di raggrupparlo all’interno di uno specifico feed. Ad esempio, se su Facebook scrivo un aggiornamento di stato con dentro #sapevatelo, il mio post finirà all’interno di un feed dedicato, consultabile da tutti all’indirizzo https://www.facebook.com/hashtag/sapevatelo. O più semplicemente, basta cliccare sull’hashtag che compare all’interno di un post (gli hashtag su desktop sono già attivi per tutti gli utenti, quelli su mobile non ancora), per finire sul feed associato. Come avviene l’ordinamento dei contenuti all’interno delle “pagine-hashtag”? Si potrebbe pensare che siano in ordine puramente cronologico, dal più fresco al più vecchio, e in effetti nella maggior parte dei casi è così. Ma ho notato anche alcuni contenuti più vecchi posizionati più in alto, probabilmente per una questione di EdgeRank. Inoltre sono presenti anche contenuti postati da persone, o da brand, che NON sono fra i nostri contatti diretti (anche se questi contenuti sono solitamente più in basso all’interno dello stream). Gli hashtag sono “retroattivi”? Sì, anche se di poco. Personalmente ho notato contenuti con hashtag risalenti fino al 5 Giugno, una settimana prima del lancio ufficiale. Nelle “pagine-hashtag” ci finirà la pubblicità? Sì, nella solita “spalla destra” della pagina sono presenti i soliti bannerini, ma personalmente immagino che arriverà qualcosa di più intrusivo, magari direttamente in testa allo stream: per Facebook, e per i brand, è una occasione troppo ghiotta. Già mi immagino hashtag come #caldo sponsorizzato da qualche nota bibita gassata, o #weekend da qualche compagnia aerea low cost… 😉 Gli hashtag saranno utili a Facebook? Sì, per almeno 2 motivi. Da un lato, quello della profilazione: per esempio, un utente che utilizza spesso l’hashtag di un determinato brand, è come se mandasse continui segnali si interesse verso un certo tema, segnali che Facebook utilizzerà di sicuro per arricchire il suo database di preziose informazioni. In altre parole, se scrivi #ladygaga in un post su due, Facebook può presumere che tu sia un grandissimo fan dell’artista in questione, rispetto a un utente che ha usato quell’hashtag solo un paio di volte nella sua vita. Dall’altro, quello dei tempi di permanenza sul sito: grazie agli hashtag è ora possibile seguire, in tempo reale, sia una breaking news, sia un argomento di nostro interesse. Nel primo caso, Facebook potrebbe insidiare il dominio di Twitter (che sappiamo essere un fortissimo media quando si parla, ad esempio, di eventi catastrofici); nel secondo, non sarà più necessario iscriversi a certi Gruppi o certe Pagine per restare aggiornato su temi di nostro interesse, sarà sufficiente seguire certe “pagine-hashtag”. Il tutto si tradurrà in una maggior persistenza dell’utente all’interno del social network, e di un relativo aumento delle pagine visualizzate. Gli hashtag saranno utili ai marketer e i brand? Ma certamente, sono una manna per chi vuole ascoltare il sentiment e fare azioni di “hashtag infiltration” (non so se questo termine esista, in caso ne rivendico la paternità 😀 ). Ascolto: il brand potrà evitare di rincorrere a destra e a manca le discussioni che lo riguardano; aprirà il feed relativo al suo hashtag e ci troverà dentro, in tempo reale, tutti i post nel quale viene menzionato (ovviamente se in tali post è presente il suo hashtag). Immagino quindi che sia interesse del brand spingere sull’uso di un univoco hashtag ufficiale, magari da utilizzare anche per azioni di marketing specifiche (vedi ad esempio #condividiunacocacola). Ricordo inoltre che Facebook ha annunciato che, nelle prossime settimane/mesi, vedranno la luce i “trending hashtags and deeper insights”, lasciando intendere che verranno introdotti strumenti di monitoraggio molto utili alla misurazione delle discussioni nelle quali sono presenti gli hashtag. Infiltration: come ci ricorda il mitico Gary Vaynerchuk, è meglio cavalcare l’onda dell’hashtag piuttosto che provare a crearne e lanciarne uno nuovo. Ecco un ottimo esempio, suggerito proprio da Facebook:

Esempio di Facebook Hashtag

nel giorno della Festa del Papà, dove l’hashtag #FathersDay è andato per la maggiore, un brand che vende accessori per uomini si è inserito furbescamente nello stream, postando una bella foto dell’idea regalo con tanto di call to action e link per acquistare l’oggetto. Peccato che, guardando le statistiche pubbliche dell’URL fornite da bit.ly, la cosa ha fruttato solo qualche manciata di click… mi sa che Facebook avrebbe fatto meglio a portare qualche altro esempio di buon utilizzo degli hashtag 😉