Dital Natives o Naives?
Photo credit: The Nerd by kathykarate

Caro Davide, volevo scrivere un guest post su quella che i soliti cronisti d’assalto chiamerebbero “guerra generazionale”. Volevo partire armato verso il fronte e scagliarmi anche io contro i cosiddetti Nativi Digitali. Ma ho riflettuto e anche io ho capito che, malgrado tutto, loro sono il capro espiatorio di qualcosa che va oltre. E quindi ti scrivo una lettera, aperta verso il microcosmo del TagliaBlog. Con la serenità che se non vorrai pubblicarla ne avrai tutte le ragioni. Ma prima, dal basso della mia ignoranza, voglio contestare (!) il lavoro di Prensky, o quantomeno contestare questa etichetta (anzi targhetta, come quelle che mettono alle orecchie delle vacche) che separa i Digital Natives dagli Immigrants. Contesto a dire il vero la sua strumentalizzazione, quel metodo semplicistico e mortificante di dare un colpo di spugna per mettere da parte chi, come me (in piccolo), come te, e come tanti altri Internet l’ha creata insieme, unendo gli sforzi, condividendo ogni piccola scoperta. E non parlo di conqusta del West (alla Tom Cruise e Nicole Kidman, non so se ti ricordi il film) ma di “conquista del tutto”. Dai metalinguaggi ad Apache, dai “vecchi” script in cgi al CSS e il PHP. Persone che come te hanno messo in rete interi comuni se non province, persone che come me a nove anni si collegavano alle BBS, a tredici andavano su Internet con il dischetto Video On Line di Topolino e a diciassette già avevano rilasciato vari siti, creati smanettando con FrontPage. Ogni Javascript funzionante era una conquista! Persone che, l’elenco sarebbe interminabile, hanno donato nel vero senso della parola giornate, se non mesi o anni della loro vita, per contribuire senza volere nulla in cambio a trasformare Internet nel grande serbatoio, anzi no, nella culla della conoscenza di cui tutti -e penso che siano veramente tutti, anche chi purtroppo fa la fame- oggi raccolgono i frutti. Riprendo le parole di Nicola Greco, enfant prodige e bandiera dei Nativi nostrani, il quale ha detto che molto presto saremo tutti Nativi. Non so come la pensi Davide, ma credo che nessuno sarà mai veramente un Nativo. Perché la Rete si rivoluziona con una tale velocità che la storiella del Nativo serve solo a gettare barriere. Forse i Nativi questo cambiamento, anzi questa facilità di cambiamento, ancora non l’hanno vissuta sulla loro pelle… ed essere cresciuti mandandosi SMS d’amore in classe (al posto di letterine nascoste nella tasca della giacca) probabilmente non diminuisce le probabilità di restare al palo, col rischio di bruciare non i soldi della merenda, ma i capitali di qualche Angel o Venture Capitalist che ha lasciato nel cassetto l’idea di un quarantenne (ma ormai potremmo dire venticinquenne) più smart, ma meno prodige. Un’idea che poteva davvero fare la differenza. Veniamo al punto, mi sto dilungando: ti ho scritto perché so che anche tu non ami particolarmente quello strato di stake holders 2.0 nostrani, quella tribù di pseudo-guru chiacchieroni che -replicando l’ossessione tutta nostrana della sedia attaccata al culo– sfruttano l’ignoranza e una stampa pecorona per raccontare falsi miti e migliorare l’adesione tra scranno e le proprie terga. Qualche esempio? Bolle speculative, digital divide, furto delle carte di credito, violenza e pedofilia, violazione della privacy, pirateria informatica e dulcis in fundo questa favoletta dei Digital Natives, un surrogato in salsa web/Camp di Amici con Maria de Filippi. Ogni storia ha il suo perché, e oggi ti chiedo se tutto ciò non sia frutto dell’egotismo di queste persone. Persone che non contente di “avercela fatta”, non contente di aver portato Internet in Italia prendendosi anche i meriti di chi come te (e come me in piccolo) passava nottate a far funzionare la giostra, felice di condivide le proprie conquiste sulle stesse FAQ e sugli stessi Newsgroup che li hanno resi quello che sono. Persone che potrebbero tendere la mano e ascoltarti, invece di farsi belli per quanto hanno fatto, darti un calcio in faccia e rigettarti nel tumulto sottostante, mettendo Internet allo stesso livello della canticchiante e danzante merda che tutti i giorni anima il mondo in cui viviamo. Ti ho scritto perché no, non ha senso combattere da qui e in questo modo, e non voglio neanche lamentarmi di qualcosa che per fortuna (se non per meriti anagrafici) mi sfiora soltanto. Ti ho scritto perché voglio mettere in guardia chi fa il gioco di lorsignori, puntando il dito verso i Nativi quando il problema è chi li usa come discriminante. E ti ho scritto perché arriverà una mattina in cui ci saranno i Nativi 2.0, e poi i 3.0 e via via fino a quando ci sarà sotto una canticchiante e danzante merda pronta a fagocitarli e consolidare questa Elite che poteva (doveva) essere una Community. Ma forse il problema è un altro: non siamo Immigrants, non siamo Natives… siamo solo dei Digital Naives… che hanno vissuto l’era dell’ingenuità su Internet e ancora la ricordano con nostalgia… A presto 🙂 Autore: Stefano “Jimmy3dita” Pepe, per il TagliaBlog.