Digital Detox

Perché dovremmo disintossicarci dal digitale? Perché dovremmo fare dei periodi (più o meno lunghi) senza connessione ad Internet, senza avere davanti uno schermo (grande o piccolo che sia)? Secondo alcuni, perché stare troppo tempo davanti ad un PC, ad un tablet o ad uno smartphone “fa male”. E quindi sono necessarie delle pause (di giorni, se non di settimane) per riprendersi, per tornare ad immergersi nel “mondo reale”. Come se ci fosse un muro invalicabile che separa il “mondo connesso” da quello “non connesso”, un mondo tetro fatto da lobotomizzati da uno giocondo composto da persone libere e felici. A ridosso dei periodi di vacanza, estivi o invernali, è ormai un classico il tormentone del Digital Detox, dello “staccare la spina”: l’immancabile servizio televisivo ci racconta di quanto è bello spegnere tutti i dispositivi elettronici per ridurre lo stress e iniziare ad interagire fisicamente con altre persone, anziché attraverso un monitor o una chat. E scatta poi l’immancabile paragone del “si stava meglio quando si stava peggio”, con tanto di foto della metropolitana dove tutti i passeggeri hanno gli occhi incollati al loro telefono, mentre “una volta non era mica così”…:

Digital Detox... da smartphone

Ebbene, essendo non proprio di primo pelo, ricordo molto bene la metropolitana milanese dell’era pre-Internet. Non è che in quegli anni la gente non vedeva l’ora di parlare o socializzare, anzi: era tutto un fiorire di libri, quotidiani e free press. Ognuno viveva all’interno della sua “bolla cartacea”. Potresti pensare che solo i milanesi sono così, o che comunque negli anni ’80-’90 eravamo già in un’epoca tecnologica, dove l’essere asociali aveva già preso piede. Ti consiglio allora di guardare quest’altra fotografia:

Digital Detox... da giornali cartacei?

Pare si tratti di un treno di Philadelphia, di circa 60 anni fa. Il punto è che il digitale, Internet o altre forme di “estraniazione dalla realtà” non sono il male assoluto. Sono viste come il male da chi vorrebbe tornare ad un passato che non esiste più (o meglio, che non è mai esistito). Un’epoca che è bella più nell’immaginario e nei ricordi, che quando c’eri dentro e la vivevi in prima persona. C’è chi spinge sul Digital Detox perché ci vorrebbe a tutti i costi più socievoli e socializzanti, con dei comportamenti… “normali” (io direi omologati). Ma qual è la normalità? Quella di parlare “de visu” anziché attraverso una tastiera? Quella di fare 8 ore di lavoro al giorno all’interno di un ufficio (o di una fabbrica) e 4-5 settimane di ferie all’anno, per almeno 40 anni? Quella di “staccare” per forza dal venerdì sera al lunedì mattina? Mi spiace, io non vivo in questa normalità. Lavoro su Internet da più di 20 anni, da ovunque e in qualsiasi orario. Non vedo la differenza fra lavoro e ferie, non sento l’ossessivo bisogno di “staccare” (come vedo invece in un sacco di persone che mi circondano). Non sogno che arrivi il venerdì, preferisco di gran lunga il lunedì. Grazie a Internet ho conosciuto migliaia di persone, e ne ho aiutate – nel mio piccolo – parecchie. Grazie all’email o a Skype posso essere sempre raggiungibile, e quindi sono in grado di offrire le mie consulenze anche in tuta da ginnastica, seduto su un divano nella mia casetta in collina, senza essere obbligato a farlo dalle 9 alle 17, da un ufficio in centro città, vestito in giacca e cravatta. Posso interagire con professionisti che stanno a centinaia di chilometri da me, scambiare in tempo reale pareri e documenti, lavorare contemporaneamente sullo stesso progetto e sullo stesso cliente. Ci basta un qualsiasi dispositivo connesso alla Rete. Il Digital Detox è per chi vive male il suo rapporto con Internet e con la tecnologia. Se lo vivi bene, non devi disintossicarti da nulla. Il digitale ti può arricchire (in tutti i sensi 🙂 ), non impoverire.

Non è triste avere un lavoro che ti fa aspettare con ansia di avere 2 settimane libere per evitare di fare quello che devi fare nelle altre 50 settimane dell’anno? […] Invece di sognare la prossima vacanza, forse dovresti scegliere una vita dalla quale non senti l’esigenza di scappare. (Seth Godin)