Contenuto Utile

Non nascondiamocelo, oggi ci sono un sacco di editori online che annaspano e fanno una fatica bestiale a far quadrare i conti: continuano ad inseguire l’impossibile modello di aumentare le pageview con lo scopo di fare più fatturato, e sull’altro lato crescono i lettori che usano AdBlock, e che fanno visite sul sito sempre più corte e sempre meno profonde. E poi ci sono (rari, rarissimi) casi di editori che riescono a crescere, sia come traffico che come revenue, in mezzo a questa giungla di cadaveri e zombie. Come ci riescono?

Il Contenuto Utile (e quello Inutile)

E’ piuttosto semplice. Basta rispondere a queste 3 domandine:

I tuoi contenuti sono utili? Risolvono dei problemi? Migliorano la vita di chi li legge?

Spesso, purtroppo, la risposta a questi quesiti è di 3 NO. Un sacco di editori fanno contenuti inutili, puro spreco di tempo, soldi e risorse. Contenuti che non coprono nemmeno il costo necessario a produrli (anche se spesso questo costo è pari a zero). Contenuti che non servono a nessuno. Ridondanti, presenti su altri 1.000 siti (magari più autorevoli), mal scritti o (peggio) mal tradotti dalle solite fonti anglofone. Contenuti che non cambiano di una virgola la giornata di chi ne fruisce: non rendono più felici, più colti, più appagati. Aggiungono solo rumore al già assordante rumore presente online. E poi ci sono i contenuti utili: attenzione, NON sto parlando di contenuti di qualità, parola che ormai è divenuta indefinibile. Sto parlando di utilità, aiuto, miglioramento. Sto parlando di how-to: per esempio i “come fare a” di Salvatore Aranzulla, che infatti cresce di anno in anno sia come utenti che come fatturato pubblicitario. Come ci riesce? Dando risposte semplici e dettagliate ai tipici problemi dell’utente medio che si approccia alla tecnologia. Sto parlando di contenuti sempreverdi: per esempio le “guide all’acquisto” di certi prodotti di elettronica di consumo/tecnologici, che ti aiutano a capire quale notebook o quale smartphone va bene per te, e anche quale costa meno. O magari siti di puro svago, come le sezioni “MS-DOS Games” e “Classic PC Games” di Internet Archive, dove puoi dilettarti per ore a giocare vecchi videogiochi degli anni ’80-’90 via browser. Giochi che non tramonteranno mai, e che anzi piacciono proprio perché sono un bel po’ stagionati. Sto parlando di siti virali e divertenti: potrai non essere favorevole alla “moralità” di questi contenuti (e in parte ti do ragione), ma ci sono siti con immagini animate o video stupidi che aiutano comunque a rallegrare la giornata di chi li frequenta. Ben Huh, che nel lontano 2008 guidava un network con una quarantina di siti di incredibile successo (come FAIL blog o I Can Has Cheezburger?), disse che il segreto del suo successo era uno solo: “rendere felici gli utenti per 5 minuti al giorno”. E ci riusciva a suon di gattini. 🙂

Conclusione

La morale della storia è molto semplice: se sei utile, risolvi problemi, migliori (anche solo di pochissimo) la vita del tuo lettore, allora ti differenzi e hai buone possibilità di sopravvivere. Altrimenti ti trovi a lottare per la piccola “torta dell’attenzione” dove tutti vogliono mangiare, ma dove le porzioni sono sempre più piccole. E finisce che morirai di fame.