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Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un simpatico botta e risposta su Twitter fra Cyrus Shepard (fondatore di ZyppySEO e autore di vari articoli su Moz) e Danny Sullivan (ex Search Engine Land e ora “portavoce” di Google), riguardo al tema dei contenuti.

Shepard ha esordito con questa bella battuta:

Le dichiarazioni di Google riguardo ai fattori di ranking sono come le cipolle: hanno gli strati. E quando sbucci troppi strati, inizi a piangere.

Sullivan ha risposto così:

Se hai contenuti che non sono eccellenti, provare ad abbellirli con badge, pagine “about” o altre cose non ti aiuterà. Devono essere fondamentalmente fantastici, unici, utili, avvincenti.

Insomma, la solita vecchia storia dei contenuti great, unique, useful, compelling (tra parentesi, ricordo che il termine “compelling” fu usato nel lontano 2013 da Matt Cutts in un contesto molto simile).

Roger Montti, su Search Engine Journal, ha aggiunto al discorso 3 spunti di riflessione:

Cta SEO

Gli ottimi contenuti non sono sempre esaurenti

Un errore comune che si commette quando si lavora ad un contenuto è quello di pensare che è tanto più buono quanto più è onnicomprensivo (ovvero che copre l’argomento dall’inizio alla fine).

Spesso non è così, perché molte query di ricerca possono essere soddisfatte da poche decine di righe, senza allungare inutilmente il brodo.

Immagina per esempio certi how-to (ovvero i contenuti del tipo “come fare a”): alle query di questo tipo si può rispondere con un elenco di brevi passaggi, andando dritti al punto senza troppi giri di parole.

In altre parole, meglio un contenuto conciso e strettamente in-topic, rispetto ad uno lungo che rischia di andare off-topic.

Attenzione a metafore fuori tema, linguaggio tecnico e analogie

Mettere alcuni di questi elementi nel testo va bene, metterne troppi è pericoloso.

Secondo Roger, il motivo per cui alcuni siti/pagine non sono ben posizionati su Google è che esagerano con metafore, jargon e analogie, cose che riducono la pertinenza della pagina e la fanno scivolare indietro nelle SERP.

Forse oggi Google non è ancora così “intelligente”, e quindi meglio evitare di confonderlo…

Punta ai contenuti concisi, focalizzati sul tema, rilevanti/pertinenti per gli utenti

Riepilogando, evita di confondere il concetto di contenuto onnicomprensivo con quello di contenuto utile. E cerca di rimanere centrato sull’argomento, senza farti attrarre da scampagnate off-topic.

Altra cosa importante è quella di smettere di ragionare in base alle parole chiave “pure”, e pensare invece all’intento dell’utente. Ovvero:

  • Aspirazioni: cosa sta desiderando?
  • Esigenze: cosa ha bisogno?
  • Obiettivi: cosa vorrebbe raggiungere?

Se riesci a rispondere alla keyword phrase che ha inserito l’utente, a capire perché ha effettuato quella query, se puoi offrire la soluzione al suo problema, molto probabilmente sarai premiato anche da Google.

“Utile” è uno dei 4 termini usati da Danny Sullivan: concentrarsi sull’essere utile è il primo passo verso un contenuto che possa posizionarsi bene sui motori.