Chiudiamo la settimana parlando ancora una volta di link. Stavolta lo spunto arriva da un brevetto di Google, dal titolo “Ranking documents based on user behavior and/or feature data”, che ha lo scopo di (traduco a spanne l’abstract) “generare un modello basato sui dati relativi alle differenti caratteristiche di un link, da un documento linkante ad un linkato, e il comportamento dell’utente relativo alle azioni di navigazione associate al link. Il sistema assegna un rank al documento in base a questo modello.” Eric Ward ha cercato di interpretare il brevetto, estraendone queste 5 interessanti considerazioni: 1. Prima il link compare nel contenuto, meglio è. Nessuna sorpresa, ma… un secondo link allo stesso sito dallo stesso documento non sempre è svalutato, a quanto dicono alcuni noti SEO. 2. Al punto 17, leggo “the topical cluster with which the source document is associated, or the degree to which a topical cluster associated with the source document matches a topical cluster associated with a link”. Interpreto questa frase così: le parole chiave presenti nell’anchor text non devono essere presenti per Google per fare questa cosa, e nemmeno la presenza di parole chiave all’interno dell’anchor text significa che il link ha un valore maggiore. 3. Al punto 18, leggo che il colore dei link ha importanza. Se ciò è per aiutare a identificare i link nascosti, ha senso. Ma se significa qualcos’altro… uhm. 4. Il comportamento degli utenti e l’interazione con i link su una pagina può essere utilizzato per determinare l’importanza della pagina che è stata linkata, ma ogni pagina sulla quale ci sono dei link non è trattata allo stesso modo. 5. Il valore di un link è indipendente dal tipo di documento o file all’interno del quale il link si trova. “A ‘document,’ as the term is used herein, is to be broadly interpreted to include any machine-readable and machine-storable work product”. Interpreto questa frase così: un link da un documento diverso da un file HTML impatta tanto quanto un link da una vecchia pagina web statica. Per dirla in un altro modo, Google è agnostico rispetto al tipo di file. Se prendi link da un PDF o da un file Word, e se questi documenti sono accessibili agli utenti via web, i link che prendi sono link come tutti gli altri. Ugualmente interessanti gli spunti che Bill Slawski di SEO by the Sea (uno dei più grossi “studiosi” dei brevetti di Google) ha portato nei commenti, ribattendo punto su punto: 1. “Prima il link compare nel contenuto, meglio è” – no, questo è solo un fattore fra i tanti che potrebbero essere presi in considerazione. “Un secondo link allo stesso sito dallo stesso documento non sempre è svalutato” – il brevetto non parla di questo, e quando parla di “primo link” e “secondo link” non fa riferimento a questa situazione. 2. Anche se ciò potrebbe descrivere la relazione fra documento linkante e linkato, ci sono altre caratteristiche che interessano l’anchor text utilizzato nel link, l’argomento di questo testo e le relazione fra il documento sorgente e il documento destinazione. Ancora una volta, queste cose non devono essere prese in considerazione isolando le une dalle altre. 3. Il brevetto cita espressamente la possibilità che un link potrebbe essere svalutato perché è dello stesso colore dello sfondo, ma questo è solo un esempio di carattere generale – è probabile che le differenze di colore fra testo e link possano avere anche altre implicazioni. 4. Non sono del tutto sicuro di cosa stai dicendo circa i dati generati dal comportamento degli utenti. 5. La definizione di documento nel brevetto è una definizione standard che tende a comparire frequentemente negli altri brevetti di Google, e aiuta potenzialmente ad ampliare la portata del brevetto stesso. Non sono sicuro che vada attribuito troppo peso quanto Google parla di come potrebbe gestire i link all’interno di PDF o documenti Word. Come dire: i brevetti di Google, per quanto intriganti, si prestano a diverse interpretazioni… la tua qual’è? 🙂