Facebook vale 35 miliardi di dollari, ha 600 milioni di utenti e fa il 25% del traffico web di tutti gli Stati Uniti – tutto ciò con numero inferiore di dipendenti rispetto a quello di Google. L’inventore del World Wide Web, di recente, ha messo in guardia sui pericoli che Internet rischia di correre a causa del colossale wallet garden costruito da Facebook. Un ingegnere di Google, di recente, è stato pagato 3,5 milioni di dollari per non andare a lavorare in Facebook. Facebook sembra un colosso inarrestabile. E io desidero che muoia. Non a causa delle loro politiche: hanno ragionevolmente accolto le richieste dei loro utenti, e hanno ammesso i loro errori (ricordi Facebook Beacon?). Hanno fatto la “doppia faccia” sul discorso della portabilitĂ  dei dati e hanno depositato il marchio “Face”, ma non voglio parlare di questo. Non amo Facebook perchĂ© sono mediocri. Hanno una piattaforma e delle opportunitĂ  come nessun altro, e cosa hanno fatto fino ad ora? Nulla. Nessuna di queste cose chiamate “innovazioni” lo sono. Copiare Twitter è stato intelligente, idem copiare Foursquare. Hanno chiamato innovazione i Gruppi di Facebook; è una cosa talmente basilare che avrebbero dovuto implementarla anni fa. Ora si stanno coprendo di ridicolo cercando di affermare che l’integrazione dell’email nel loro sistema di messaging è una rivoluzione di portata mondiale. Come di consueto, William Gibson lo spiega meglio di me: “Facebook crede di essere un centro commerciale. Twitter la strada.” (Cosa che mi fa dire che Zynga sia la galleria del centro commerciale). Una cosa è fermarsi in un negozio ogni tanto, un’altra è essere un vero e proprio mallrat (termine inesistente in italiano: significa persona, solitamente adolescente, che passa la maggior parte della propria giornata all’interno di un centro commerciale) – e secondo le statistiche è proprio quello che stiamo diventando. Voglio credere che un bel giorno ci sveglieremo, cresceremo, e ci renderemo conto che le cose nuove e interessanti avvengono altrove. E se, come spero, Facebook fosse il nuovo LiveJournal? Potresti non ricordare LiveJournal, un sito di social-blogging ormai moribondo, ma Mark Zuckerber se lo ricorda certamente: nella seconda scena di The Social Network si vede mentre blogga, ubriaco, su una pagina di LiveJournal (a differenza del resto del film, quella scena è probabilmente vera). Anche io ero su LJ, a quei tempi, per tenere i contatti con i miei amici in California mentre stavo in giro per il mondo. Ora tutti questi account fanno parte di una “cittĂ  fantasma”, la maggior parte di loro si sono spostati su Facebook, e sono molto meno attivi. Non è l’unico caso: le statistiche di LJ stanno ad indicare che, mentre da un lato la base utenti cresceva, l’attivitĂ  degli utenti diminuiva. E se il declino di LJ fosse un campanello d’allarme per Facebook? Se la naturale tendenza degli esseri umani fosse quella di essere inizialmente tutti eccitati e ossessionati per un nuovo social network, per poi, qualche anno dopo, annoiarsi e abbandonarlo? E’ una ipotesi da verificare. La chiave è il rapporto fra 2 cose: da quanto tempo si è utenti di Facebook e quanto tempo si spende sul sito. Solo Facebook lo sa, ma di questo non parla. Fino a quando non lo farĂ , posso solo aggrapparmi alla speranza… ma per ora non ha importanza. Facebook non può essere fermato. Non ancora. Anche se le mie profezie apocalittiche sono lontane dal realizzarsi, e la nostra ossessione collettiva nei confronti di Facebook comincia ad attenuarsi, FB rimane comunque un possente titano. Mark Zuckerberg e i suoi piĂą stretti collaboratori hanno giĂ  assicurato che Facebook rimarrĂ  indispensabile, anche se i suoi utenti iniziano a perdere interesse. Non è piĂą solamente un sito: come Amazon o Google, Facebook è diventato una utility. Questa non è una metafora. Parlando con tutte le startup e gli sviluppatori che conosco, mi sono reso conto che il numero di applicazioni basate su Facebook Connect e le sue Graph API è immenso. Anche MySpace si è arreso a Facebook qualche giorno fa. I timidi tentativi di Google di arginare Facebook sono stati troppo, troppo tardivi. Facebook è diventato per il social web quello che Microsoft è per il desktop: incredibilmente gigantesco, inesorabilmente mediocre e praticamente inevitabile, Come Microsoft 20 anni fa, stanno avendo successo perchĂ© un cattivo standard Ă© sempre meglio che non avere standard: e come Microsoft 10 anni fa, stanno “innovando” copiando goffamente, e tentando di eliminare i veri innovatori. Liberamente tradotto da Can Anything Stop The Facebook Juggernaut?, di Jon Evans.