Proseguiamo il discorso iniziato qualche giorno fa col post sull’impatto dell’ubicazione del server nel posizionamento su Google, che ha lasciato molti interrogativi aperti. Matt Cutts affronta il tema dell’influenza che ha (anzi, dovrei dire che NON ha) il geotagging nel risultati delle ricerche. Cutts ci dice che i meta geo tag non sono una cosa a cui Google da molto peso. Piuttosto tendono a guardare:

  • l’indirizzo IP
  • i gTLD (generic top-level domain, come .com, .net, .org)
  • i ccTLD (country code top-level domain, come .it, .de, .fr)

Cutts suggerisce di utilizzare la funzione presente negli Strumenti per i webmaster di Google (la trovi sotto Configurazione sito->Impostazioni), che consente di impostare il target geografico dei propri utenti (se, come nel mio caso, hai un .com ma un pubblico in gran parte italiano, seleziona “Destinazione geografica – Utenti di destinazione in: Italia”). Infine chiude con 3 consigli:

  • cerca di assicurarti di scegliere il nome a dominio giusto
  • cerca di assicurarti di scegliere l’indirizzo IP giusto (nei limiti del possibile)
  • se hai contenuti “geolocalizzati” inclusi in un un sotto-dominio o in una sotto-directory, puoi specificare per quale nazione sono rilevanti tramite gli Strumenti per i webmaster di Google.