Guru

Non so con precisione quando sia successo, né so chi sia stato il primo a far partire il trend. Sta di fatto che, nel corso del 2016, è esplosa in Italia la moda del personal branding mista al gurismo, ovvero quella dell’investire su se stessi e sul proprio “marchio” (e fin qui non c’è nulla di male) con l’obiettivo (più o meno latente) di elevarsi a guru e sviluppare una schiera di seguaci che attendono bramosi aggiornamenti di stato/post illuminanti per dare una direzione alla propria vita (e qui invece sì che c’è qualcosa di rischioso/sbagliato). Ovviamente l’obiettivo vero/finale del guru è quello di arrivare ad “ipnotizzare” i seguaci per vendere loro qualcosa, ma non sarà questo l’oggetto del post. Vittime e carnefici di questa nuova tendenza sono spesso i giovani (diciamo la fascia fra i 20 e i 30 anni), ed è proprio a loro che voglio dare qualche umile consiglio per sfuggire dalla morsa del “guru de noantri” (che sovente è un loro coetaneo, o magari qualcuno con qualche anno in più ma che alla fine non ne sa poi tanto più di loro. Sa solo porsi in modo molto “furbetto”).

Come distinguere un Guru dal quale stare alla larga

Ci sono almeno 3 caratteristiche che accomunano questi personaggi, ma ne bastano anche solo un paio per farti capire che è arrivato il momento di fuggire da loro a gambe levate.

  1. Uso del verbo DOVERE e degli imperativi: il guru ti dirà sempre ciò che devi e non devi fare, con il piglio tipico del “io lo so e tu no”. Spesso userà frasi lapidarie, a metà fra gli aforismi e i Baci Perugina. Non userà invece praticamente mai termini come “credo” e “spero”, che denotano un minimo di incertezza: il guru “sa”, tu invece non capisci una beata mazza. E devi seguire la sua luce guida, senza se e senza ma.
  2. Spocchia e Supponenza a fiumi: strettamente legato al punto 1 è la saccenza, più o meno velata. Il guru è onnisciente, ha lavorato in tutti i settori possibili e immaginabili, si muove agevolmente fra tutti i modelli di business, conosce tutti i modi per farti svoltare. Anche se è appena uscito dall’università, o se fa il consulente da meno di una stagione, si crede un dio in Terra (e come tale si atteggia). In molti casi parla in modo eccessivamente forbito, con dentro inglesismi ogni 2 parole. E punto molto importante, NON semplifica mai i concetti, anzi: li rende complicati quel tanto che basta per far credere che è un bel po’ di gradini sopra di te.
  3. Uso di Parolacce e Turpiloquio: per rafforzare la sua posizione di dominio e controllo sui suoi seguaci, il guru alza i toni inserendo parole “forti”, insulti, linguaggio scurrile. Non ho mai capito se questo è un modo per mostrarsi superiore a tutto e tutti, o se serve per abbassarsi (fintamente) a livello della “gente comune”. Sta di fatto che è lo stesso comportamento utilizzato ultimamente da alcuni membri di un’altra categoria che (guarda caso) ottiene molto successo fra il “popolo bue”: i comici/cabarettisti.

Le eccezioni (che confermano la regola)

Ci sono rarissimi casi di “veri guru” che hanno le caratteristiche di cui sopra, e che pertanto rischiano di essere scambiati per cialtroni e fuffaroli. Mi viene in mente Steve Jobs: noto per essere spocchioso e intrattabile, in realtà era un CEO con una visione sempre un passo avanti rispetto a tanti suoi simili, capaci solo ad amministrare ma NON ad innovare. Anche nel nostro piccolo, nel settore SEO e web marketing italiano ci sono alcuni personaggi storici con un gran caratteraccio ma con enormi abilità e capacità. Magari non sono proprio dei geni della comunicazione, magari non sanno porsi bene quando dialogano con altri, ma da loro puoi sempre trarre qualche spunto interessante. Diffida piuttosto dei “nati ieri”, di quelli che a 25 anni si atteggiano come se lavorassero su Internet da sempre, quando invece han finito l’università il giorno prima e online ci sono andati fino a ieri solo per chiedere consigli a destra e a manca (consigli che poi provano a rivendere ai loro sventurati prospect). Diffida dei “troppo giovani” che si mostrano “troppo saccenti”. Avere 2 anni di esperienza sul mercato non è come averne 20. L’esperienza non è tutto, ma ci sono settori dove aver avuto a che fare nel corso del tempo con tantissimi clienti e casi diversi può fare la vera differenza (la SEO è uno di questi ambiti). Fidati invece di chi ha una storia importante (e verificabile), di chi produce valore e regala consigli, e lo fa per anni e anni, con costanza e dedizione. Questa è, a mio parere, la via maestra verso il personal branding… e lo dicevo nel lontano 2009, più di 7 anni fa, ben prima dell’avvento dei “nuovi guru”. 🙂

Conclusione

Piccolo esempio (reale): è di moda girare video-pillole di marketing mentre guidi la macchina, ma tu davanti alla telecamera sei negato? Fai bene a fare un bel po’ di test e prove, ma se ti rendi conto che i tuoi video fanno più piangere che ridere, forse è meglio che utilizzi un altro media e/o un altro modo di comunicare che ti è più consono, che senti più “nelle tue corde”. Insomma, investi sulle tue doti (mai letta la Parabola dei Talenti? 😉 ), ma non cercare di essere quello che non sei. Sii te stesso, al meglio.