Aiutare e Personal Branding

Nell’Internet degli anni ’90, quella lenta, a banda stretta, senza smartphone, i luoghi di “socializzazione” erano i newsgroup (prima) e i forum (poi).

Erano inizialmente luoghi per soli nerd, nei quali si scambiavano soltanto pareri tecnici, dove non c’era spazio per il cazzeggio (che invece era relegato a IRC): e se provavi ad andare off-topic, ti beccavi la tua bella ramanzina con tanto di link alla netiquette.

Oggi, nell’epoca della banda larga e della fruizione quasi totalmente mobile, il livello delle discussioni sui social è sempre in bilico fra l’insulto e i meme. E aiutare gli altri è diventato un pretesto per accrescere il proprio personal brand.

Non che la cosa sia il male assoluto, ci mancherebbe. L’aiuto dato in pubblico, all’interno di luoghi virtuali di un certo spessore, è assolutamente win-win: ti fai notare dai tuoi pari, magari pure da qualche prospect, e contestualmente risolvi il problema al povero principiante spaesato che pone una domanda alla quale tu puoi rispondere tranquillamente ad occhi chiusi e in una manciata di secondi.

Eppure, spesso, queste risposte puzzano di carità pelosa. Anche perché mi è capitato, più di una volta, di ricevere email (o messaggini) da questi poveri principianti spaesati, del tipo “il signor tal-dei-tali sembrava così attivo e disponibile su quel gruppo, ma fuori da lì è impossibile parlarci.”

Zero risposte via email, zero interazione al di fuori degli spazi pubblici, dove puoi farti vedere da tutti. Quando si passa al privato, dove non ti vede nessuno, di colpo non è più conveniente rispondere al singolo quesito.

“Eh, mica possa rispondere a tutti, se facessi così non avrei più il tempo di lavorare!” Certamente, peccato che però sui gruppi sei onnipresente manco ti pagassero per farlo.

“Eh, ma questi partono chiedendoti un parere e poi vogliono una consulenza!” D’accordo, ma basta chiarire sin da subito quando smetti di dare consigli gratuiti e quando inizia a partire il tassametro.

Non credo di avere più tempo libero di tanti altri illustri consulenti della SEO o del digital marketing, ma mi ritaglio sempre qualche minuto al giorno per rispondere in privato a chi ha bisogno di una mano, una indicazione, un suggerimento. Per fare un po’ di give back, insomma.

Magari gli consiglio un buon corso, magari lo indirizzo verso un altro professionista di mia fiducia (se non sono in grado di risolvere il suo problema).

Così facendo, si rende il nostro settore un po’ meno ostico e impermeabile a chi non lo conosce. E qualche volta può capire che una buona azione, fatta senza scopo di lucro, si trasformi magicamente in una una bella consulenza. 🙂