AdWords influenza il posizionamento su Google?

Qualche giorno fa, durante una riunione con un’agenzia di comunicazione che ha richiesto una mia consulenza si è parlato del rapporto tra AdWords e Google Ricerca (Organica), una delle poche questioni in ambito SEO che si trascina ancora adesso sin dall’inizio dei tempi. Un dipendente, di certo un Google fan (considerati altri stralci del suo discorso che qui non riporto), ha asserito, in tono perentorio, senza darmi alcuna possibilità di controbattere, che tra le due infrastrutture non c’è alcun legame: una campagna AdWords, a detta sua, non porta alcun beneficio al posizionamento organico! In tutta sincerità provo un certo fastidio quando sono costretto, mio malgrado, ad ascoltare dichiarazioni assolutistiche, qualsiasi sia l’argomento del contendere. Figuriamoci in quest’ambito, laddove quasi nulla è completamente dimostrabile… Come ho spiegato non ho replicato, anzi, non ho potuto replicare. Però, mentre quest’individuo, per quindici minuti, tesseva le lodi di Google, ho rammentato alcuni episodi legati all’argomento in questione, pur se non direttamente, che si sono succeduti nel corso della mia carriera lavorativa. Onestamente non sono in grado di controbattere in maniera efficace alla sua affermazione, ma ciò non toglie che nemmeno lui abbia portato esempi concreti che dimostrino in maniera incontrovertibile la sua tesi, perché di questo si tratta, una tesi, nulla di più checché sostenga Google stessa, sempre non si voglia accettare pedissequamente qualsiasi cosa un’azienda dichiari… Nel mio piccolo, tuttavia, posso portare delle testimonianze, sia chiaro il nulla cosmico statisticamente parlando, in merito ad una questione intimamente legata alla suddetta. “Rovesciamo” quindi il concetto e chiediamoci se AdWords, in maniera diretta o indiretta, può influire negativamente sul posizionamento organico. Citerò degli esempi che mi inducono a domandarmi, certamente senza avere alcuna pratica certezza e ben conscio che si possa trattare del caso, se la piattaforma di annunci pubblicitari di Google possa deprimere in qualche modo il posizionamento organico sul motore di ricerca. Ribadisco, per l’ennesima volta, il concetto: non ho certezze assolute, mi limiterò a citare delle esperienze dirette, sta a voi poi farvi la vostra idea sull’argomento. Leggete con la mente libera, tutto quello che scriverò è realmente accaduto, è la mia parola… EPISODIO 1: un licenziatario ufficiale di una casa automobilistica mi propone di realizzare il sito di e-commerce di un vino dotato del marchio di suddetta azienda. Lo realizzo, otteniamo centinaia di link di qualità, il classico esempio del sito che “si posiziona da solo”. Buona on page, ottimi testi (del resto avevo un’intera agenzia a disposizione per scriverli) e, nel giro di poco tempo, ci troviamo al secondo posto in SERP cercando il nome della compagnia in questione. Lo ribadisco, un qualsiasi utente utilizzando il nome dell’azienda quale query, ads a parte, visualizzava il link al sito di quest’ultima in prima posizione e il sito da me realizzato in seconda… Ebbene, a distanza di un paio di settimane il sito sparisce dall’indice, pur non violando in alcun modo le policy di Google. Effettuiamo decine di controlli, ma non c’è nulla da fare, dobbiamo rassegnarci a non vederlo più nei risultati del motore di ricerca (a dire il vero, successivamente, è ricomparso per qualche tempo in posizioni prossime alla millesima). A questo punto, in piena campagna pubblicitaria, decidiamo di tentare la strada di AdWords. Non l’avessi mai fatto! Ogni annuncio che tento di pubblicare viene immediatamente ripudiato dalla piattaforma, senza un reale motivo e, soprattutto, per l’ennesima volta, senza alcuna violazione delle sue policy. Contatto l’assistenza di Google e mi si risponde che il “motore di ricerca” (come fosse un’entità del tutto indipendente) non ammette associazione tra la guida e alcool. A nulla sono valse le mie rimostranze e l’invio di una copia del contratto di licenza ufficiale! In effetti è evidente, vedi il marchio di un’azienda automobilistica sull’etichetta di un vino e, automaticamente, senti l’irresistibile impulso di berlo mentre sfrecci a 250 km orari in pieno centro! Per concludere ho dovuto rinunciare a Google e lavorare off-line, tramite newsletter e articoli sponsorizzati (che però faticavano a posizionare anch’essi). Molto tempo dopo ho saputo che l’azienda in questione, ai tempi della pubblicazione del sito, aveva cambiato idea in merito all’opportunità di vendere siffatto prodotto e, presumo, abbia preso delle misure atte a ridurne la diffusione. Non so quali, so solo che suddetta compagnia spendeva – e credo spenda tutt’ora – centinaia di euro di AdWords al giorno… EPISODIO 2: acquisto un tablet presso Groupalia. Non ottengo la fattura (anzi, in realtà ne ottengo due ma palesemente contraffatte e prive della mia partita IVA) e inizio una battaglia che si protrae per mesi. Decido così di scrivere un articolo sulla mia esperienza di acquisto presso questo store on-line: analizzo, elemento per elemento, il loro sito e la logistica individuando i numerosi punti deboli. Ottengo un bel po’ di visite e parecchi commenti di persone che hanno vissuto esperienze simili o peggiori e molte richieste di aiuto (che ho fornito, nel mio piccolo, laddove possibile). Insomma, senza presunzione, credo di aver soddisfatto appieno il concetto di “Content is King”. Il mio articolo comincia a schizzare nelle serp, viene citato da vari magazine, e mi assesto tra il secondo e il terzo posto. Ribadisco, cercando Groupalia, nell’organico, sono in seconda/terza posizione. Il tutto dura qualche mese e poi, pure questa volta, sparisco dall’indice per quella chiave in maniera inspiegabile. Si è esaurita la “freschezza del contenuto”? Può essere, ma allora sarei dovuto “scendere in maniera più morbida e controllata” e non praticamente sparire. Nonostante questo, per qualche altro mese, i commenti continuano ad arrivare grazie alle citazioni di altri blog e testate on-line e tramite chiavi secondarie (a differenza del precedente episodio, laddove il sito era introvabile anche per keyword minori). Ovviamente anche l’azienda in questione destinava e credo destini ancora un elevato budget a Google AdWords… EPISODIO 3: diversi anni fa compro finalmente casa e sottoscrivo on-line un contratto di energia e gas con Enel Energia. Passano due settimane e non mi viene attivato. Telefono quasi quotidianamente al call center, ma nessun operatore sa spiegarmi il motivo di questo ritardo, “generici problemi informatici” mi si continua a rispondere. Passano altre tre settimane e niente, non posso abitare nella mia nuova casa (sfido chiunque a farlo senza luce e riscaldamento). A questo punto, al limite della disperazione, comincio a contattare amici, fornitori e clienti alla ricerca di una conoscenza altolocata all’interno di suddetta azienda (purtroppo, in Italia, in queste situazioni è l’unica cosa da fare, la conseguenza però, al di là degli aspetti etici, è che, prima o poi, il favore lo devi pure restituire). Ottengo così, tramite un amico di un amico di un amico, l’aiuto di un dirigente che mi spiega il motivo del disservizio: il vecchio proprietario dell’abitazione – che si appoggiava allo stesso fornitore – non aveva pagato l’ultima bolletta, l’azienda non sapeva come contattarlo in quanto al nuovo domicilio aveva sottoscritto un contratto con un’altra compagnia e così la mia utenza è stata posta in uno stato di “ibernazione” perenne. La situazione non viene comunque risolta, ma, grazie all’intervento del dipendente dell’azienda e, successivamente, del Garante, riesco ad attivare gas ed energia presso un’altra azienda in meno di 4 ore dallo sblocco! Anche in questo caso decido di raccontare tutte le mie vicissitudini come al solito sempre in maniera sobria e analitica, senza utilizzare un gergo offensivo o accusatorio. Per dare più autorevolezza all’articolo chiedo ospitalità presso il sito di un’associazione di consumatori mia cliente. Pubblicato il post contatto un buon numero di blogger e titolari di siti web che trattano di disservizi con suddetta azienda e in molti mi forniscono link spontanei senza nulla chiedere in cambio. E così l’articolo sale (e ottengo pure un cospicuo indennizzo da Enel Energia!) sino alla seconda posizione. Se cerchi Enel Energia, il sito dell’azienda è al primo posto, il mio articolo al secondo… Poi, come preventivato, qualche settimana dopo scende improvvisamente in posizioni prossime alla 200esima e così altri articoli in ottime posizioni che criticavano – alcuni aspramente altri meno – la condotta della compagnia. Ovviamente anche Enel Energia spendeva e – suppongo spenda – molto denaro per acquistare annunci pubblicitari presso Google AdWords… Digitando oggi in Google le chiavi che facevano comparire nelle prime posizioni i miei articoli si ottengono SERP molto diverse da quel tempo: non c’è un solo listing che rimandi ad articoli critici su suddette aziende (ad eccezione di una recensione negativa su Groupalia pubblicata in Tripadvisor, del resto homo homini lupus, molto probabilmente la seconda investe in AdWords molto più della prima). C’è anche da aggiungere che tutti gli episodi si sono verificati in un tempo in cui ogni sito poteva comparire una e una sola volta in ciascuna SERP. Oggi ovviamente non è così: Google ha modificato le sue policy e una SERP può tranquillamente essere messa a disposizione di un solo sito, cosa che non mi piace proprio per nulla, ma tant’è… Ebbene, che ne pensate? Eventi casuali e statisticamente inattendibili? Non voglio pronunciarmi, fatelo voi… Non posso però non citare Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». E se le mie storielle vi hanno indotto a non escludere categoricamente l’idea che AdWords possa influire negativamente sul posizionamento organico vi chiedo di fare un ulteriore passo: rovesciamo nuovamente il concetto! Se una campagna AdWords può affossare un sito, è evidente che un altro ne beneficia, non avendo più la necessità di “guardarsi alle spalle” da un concorrente o, come nel mio caso, da un “testimone scomodo”. E quindi, se vogliamo, non si tratta di un miglioramento del posizionamento organico del sito che sopravvive nella SERP? Che posso dire per concludere se non che a volte le cose sono esattamente come sembrano, a volte… Autore: Enrico Ladogana di Ranked.it, per il Max Valle.