È arrivato il momento di accorciare i tuoi post?

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Da qualche anno a questa parte, nel mondo SEO vige la “regola” di allungare i contenuti. Se prima 500 parole per articolo sembravano tante, pian piano lo standard è diventato 1.000, poi 2.000 o addirittura 3.000.

Chi sono i colpevoli di questo trend?

Il primo colpevole è stato quasi sicuramente il Panda, notissimo update di Google che mira a colpire i thin content, ovvero i contenuti inconsistenti.

Siccome un contenuto “sottile” è molto spesso un contenuto breve, ecco che dai primi mesi del 2011 abbiamo assistito ad un progressivo allungamento del testo scritto delle pagine dei vari siti e blog presenti sul web, facendo largo uso di sinonimi, varianti, co-occorrenze e altre tecniche di SEO On-Page avanzata.

E in effetti vari studi dimostrerebbero che i post lunghi (di almeno 1.500-2.000 parole) tendono a posizionarsi (mediamente) meglio di quelli più corti.

Quindi la questione sembrerebbe chiusa. “Allungare il brodo” funziona. Ma oggi voglio porti un paio di domande:

Pensi davvero che i tuoi lettori abbiano il tempo/la voglia di leggere un articolo di 5.000 parole, quando puoi dire la stessa cosa (meglio e prima) in 1.000? E non pensi che i motori di ricerca, man mano che evolveranno, riusciranno a premiare contenuti che non sono necessariamente lunghi come un papiro?

Personalmente NON ho più il tempo per articoli sopra le 2.000/3.000 parole. Li scorro velocemente e li chiudo. E non credo di essere il solo.

Sul web c’è troppa concorrenza e sempre meno tempo. Io ho ridotto drasticamente i siti presenti nel mio feed reader, perché le informazioni (utili e inutili) mi arrivano addosso “mio malgrado”. Molto spesso me le passano i colleghi discutendo via Messenger o Skype, in altri casi le trovo in qualche buon video o webinar.

Non ho ben chiaro come sia possibile farlo algoritmicamente, ma credo che Google riuscirà (prima o poi) a preferire (e quindi premiare) un contenuto breve ed esaustivo, rispetto ad uno più lungo. E non parlo solo di query “a risposta secca”.

Se hai il sito zeppo di contenuti ultra-lunghi, guarda i tempi medi di permanenza sugli articoli, installa Hotjar, ClickTale, Crazy Egg (o altri strumenti che creano heatmap e registrano sessioni), e vedi cosa combinano gli utenti.

E semmai prova a fare qualche A/B test con 2 versioni dello stesso articolo, una corta e una lunga. Misura le conversioni, e tieni la migliore delle 2.

P.S.: questo post è lungo solamente 400 parole, e penso dica tutto il necessario. 🙂

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