Contenuto Unico e di Valore

Si parla molto spesso di come debba essere un contenuto per Google e per gli utenti, che possa essere “amplificato” e linkato, che possa posizionarsi bene sui motori e che possa funzionare alla grande anche sui social. C’è chi guarda la cosa dal punto di visto del contenuto unico, chi da quello del contenuto di valore, ma l’importante è vedere le 2 cose assieme, e non come separate. Secondo Rand Fishkin, i 5 punti qui sotto identificano come deve essere oggi un contenuto in grado di offrire unique value.

1. Unico nel suo genere

E’ il vecchio concetto di “contenuto unico”, ovvero un contenuto mai visto prima da un motore di ricerca. Parole, immagini e tutto quello che si trova sulla pagina è stato prodotto e pubblicato solo lì, non si trova altrove.

2. Pertinente/Rilevante

La pertinenza/rilevanza identifica un contenuto che motori di ricerca e utenti interpretano come “a tema” rispetto alla query effettuata, o al loro intento. Attenzione però: puoi produrre un contenuto a tema rispetto alla query, ma che NON soddisfa l’intento dell’utente. Chiediti dunque: Cosa vuole ottenere l’utente dalla ricerca che ha effettuato? Che informazioni sta cercando di ottenere? A quale domanda risponde il mio contenuto?

3. Utile

Un contenuto dovrebbe risolvere la query dell’utente, in un modo efficiente ed utile.

4. Ottima User Experience

Un contenuto dovrebbe essere piacevole da consumare ovunque, su qualsiasi dispositivo. Ricordo che da mesi si parla di user experience mobile come probabile fattore di posizionamento, e del fatto che un sito debba ormai obbligatoriamente essere mobile friendly, a prova di smartphone.

5. Di Valore e Unico

Questo è il tema principale del video di Rand Fishkin di qualche giorno fa: il contenuto deve essere uniquely valuable, “unicamente prezioso” insomma. Nello specifico, dovrebbe rispondere a questi 3 criteri:

Aggregazione, Accessibilità e Design

Significa che una persona che vede il tuo contenuto dovrebbe esclamare: “Wow! Non ho mai visto prima un contenuto presentato così bene, così comprensibile e accessibile. Mi piace moltissimo come questo sito ha aggregato e messo assieme tutte queste informazioni.”

Informazioni NON Disponibili Altrove

Le informazioni non dovrebbero essere disponibili in altri luoghi del web. Per informazioni non si intendono i contenuti, le parole o le frasi. Non si intende che copiando e incollando un pezzo di testo in Google, quel paragrafo non si deve trovare su altri siti. Si intende che quelle informazioni non si possono trovare altrove, qualcosa che possa far esclamare: “Wow, senza questo sito non avrei mai trovato le risposte che cercavo!” Non è “questa frase non è mai stata scritta su questo tema fino ad ora”, ma piuttosto “queste informazioni non sono mai state rese disponibili in questo modo fino ad ora”.

Presentato in un Modo o con uno Stile ben Differenziato

L’ultimo punto riguarda invece il lato più “artistico” del lavoro, ovvero la persona che sta dietro alla produzione dei contenuti. L’impressione che dovresti dare dovrebbe essere del tipo: “Ho già visto cose simili prima, ma non mi hanno mai impressionato in questo modo”. E’ un po’ come la differenza che c’è fra il leggere un libro fantastico su un certo tema, rispetto allo stesso argomento su Wikipedia: l’informazione può essere più o meno uguale, ma la “risonanza emotiva” fra le 2 fonti è notevole.

Differenza fra Contenuto di Valore e Contenuto di Qualità

Chiudo il post con il punto di vista di Gianluca Fiorelli, che nei commenti al video di Fishkin suggerisce uno spunto interessante: quello della separazione fra contenuti di valore e contenuti di qualità. Un contenuto è tanto più di valore quanto più risponde alle esigenze (informazione, intrattenimento, etc.) del pubblico al quale si rivolge. Per questo motivo, quando si analizza e si misura il “valore” dei contenuti di un sito è necessario dimenticare il metro che abbiamo in testa, e dobbiamo invece concentrarci su come il contenuto risponde alle esigenze del suo pubblico di riferimento. Fiorelli fa l’esempio di BuzzFeed. I suoi contenuti sono di qualità? Per il 99% no. I suoi contenuti sono di valore? Per il 99% sì, perché rispondono all’esigenza di nutrire i sentimenti primari e la curiosità innata dell’utente medio. Queste domande fanno emergere l’aspetto più “etico” della produzione dei contenuti. Se puntiamo solo a ciò che è “di valore” per un certo pubblico, per ottenere la sua approvazione (e quindi far soldi), inizieremo a giustificare la creazione di ogni genere di contenuto che risponda al concetto di valore, ma meno a quello di qualità. E’ un po’ la logica di certi programmi TV, che i produttori giustificano con la frase “sono le persone a volere questi show! E noi offriamo quello che vuole la gente!” Ma se si vuole davvero fare la differenza, bisognerebbe iniziare a pensare a quei valori che il nostro pubblico non esprime direttamente, ma che sappiamo essere in grado di creare e trasmettere loro. Pensa all’iPhone: nessuno immaginava di aver bisogno di uno smartphone, fino a quando qualcuno gli ha mostrato che in realtà ne aveva bisogno. Questa è la filosofia utilizzata dai cosiddetti disruptor, persone che creano contenuti che il mercato potrebbe definire come “fuori target”, ma che in realtà rispondono a bisogni che ancora non hanno un nome preciso. E proprio da questo nascono nuove tendenze e nuove mode. Quale tecnica dovremmo dunque utilizzare? Sicuramente il secondo percorso è quello più affascinante, e anche quello che può portare ad un vantaggio competitivo e ad una riconoscibilità unica sul mercato. La prima via è invece la più semplice, ma si corre anche il rischio di andare a creare l’ennesimo (e forse inutile clone di) BuzzFeed. A te la scelta.