Ricordo che anni fa, se citavi in un post un sito/brand dimenticandoti di linkarlo, poteva capitarti di ricevere una email del tipo “ehi, ho visto che mi hai citato in un articolo… perché non mi hai messo anche un link?” Per ottenere un link c’era – e a dire il vero c’è ancora – chi faceva carte false, e la tecnica di monitorare i media online affini/a tema/autorevoli a caccia di link era – ed è – per alcuni un task giornaliero. Nel corso del 2012, anche a causa del giro di vite dato da Google con il Penguin, il modo di fare di link building è cambiato parecchio, e nel 2013 molti SEO hanno raggiunto la consapevolezza anche anche una menzione senza link, se ben contestualizzata, potrebbe avere un certo valore. Insomma, la cosiddetta co-citazione, se non vale quanto un link, non è certamente da disprezzare, al punto che il buon Piersante Paneghel, qualche settimana fa, mi ha detto testualmente che a suo parere “5 citazioni valgono un link” 🙂 E’ davvero così? Per poter rispondere, facciamo prima un passo indietro. L’importanza delle co-citation venne ipotizzata già nel 2006 nell’ambiente SEO, ma a Marzo del 2009 Matt Cutts smentì la cosa video-rispondendo ad una domanda che chiedeva: “Pensi che verranno mai utilizzate le citazioni (menzioni su un sito web, che non sono link) come un segnale di ranking?”

In quell’occasione, Cutts ammise di essere scettico circa l’utilizzo delle menzioni come segnale di ranking, perché in molti potrebbero abusarne lasciando in giro menzioni a destra e a manca con la sola intenzione di migliorare il posizionamento dei propri siti web. Insomma, fino al 2009 sembra che Google non utilizzasse le co-citazioni come segnale di ranking, probabilmente perché l’algoritmo di allora non era in grado di analizzare così “di fino” una menzione all’interno di una frase, e il rischio di spam e inquinamento delle SERP sarebbe stato troppo elevato. Ma a Novembre 2012, diversi post di diversi autorevoli SEO (su Moz Blog, SEO by the Sea e iAcquire, giusto per citarne 3) mettono in mostra ben altri risultati. Lo spiega molto bene Rand Fishkin in questo video,
che dopo 3 esempi dove viene mostrata l’importanza delle co-occorrenze nel posizionamento di alcuni siti web, si lascia andare a questa previsione: “A mio parere, questo è uno dei futuri elementi del fare SEO. […] Quando c’è un sito autorevole, di grande qualità, che cita il tuo brand all’interno di una keyword phrase, che linka il tuo sito… non è necessario che linki esattamente quella pagina precisa. Questo tipo di SEO non è molto praticata oggi, ma dovrebbe certamente essere una cosa alla quale un sacco di persone dovranno pensare in futuro. Ogni volta che vedi un contenuto posizionato bene, ma che non sembra utilizzare tecniche SEO come il testo ancorato, gli elementi on-page o il title tag, ti invito ad approfondire e cercare di capire se il buon posizionamento sia dovuto alle co-occorrenze”. Che detto in parole semplici, significa che se il nome del tuo sito e/o il tuo brand vengono spesso menzionati su siti a tema e con forte trust, il tuo posizionamento potrebbe migliorare, quasi come se ricevessi un “mezzo link”. Eppure Google, a Settembre 2013, smorza nuovamente gli entusiasmi dei SEO. Alla domanda “Google considera un URL o un dominio senza a-tag nel contenuto, come una citazione?”
risponde John Mueller, attorno al minuto 47:30, dicendo che Google cerca di “scoprire” il sito collegato al link, nel senso che Google è in grado di riconoscere un dominio anche se non linkato e quindi può indicizzarlo, ma la cosa NON ha influenza sul posizionamento. Qual è dunque la verità? Menzioni, co-citazioni, co-occorrenze e nomi a dominio non linkati, migliorano o no il posizionamento?