“I segnali provenienti da Facebook e Twitter, sono parte dell’algoritmo di posizionamento su Google? Quanto sono importanti?” Questa è una domanda-tormentone, che gira da anni e periodicamente torna in auge, alimentata da varie ricerche – purtroppo mal interpretate da molti. A creare ancor più confusione contribuì l’onnipresente Matt Cutts, che nel lontano Dicembre del 2010, nel video qui sotto,

dichiarò: “Sì, posso confermare: utilizziamo i link di Twitter e Facebook nel ranking”, seguito da “utilizziamo ora questi fattori mostrando lo streaming nella Real-Time Search, ma stiamo lavorando per cercare di farne un uso più ampio anche nella web search”. Nel 2014, però, le cose non stanno esattamente in questi termini. La stesso Cutts ha fatto più volte retromarcia, ed ecco cosa ha risposto qualche giorno alla domanda posta in testa a questo post:
Qui sotto la mia traduzione, in italiano, dei punti salienti: “Le pagine di Facebook e Twitter vengono trattate come tutte le altre pagine presenti nell’indice di Google. Pertanto, se si verifica qualcosa su Twitter o su Facebook, e siamo in grado di scansionarla, allora possiamo inserirla nei nostri risultati di ricerca. Ma se parliamo di cose come avere un sacco di follower su Twitter o di “Mi piace” su Facebook, per quanto ne so, al momento non abbiamo alcun segnale di questo tipo nel nostro algoritmo di ranking. […] Non sto scoraggiando l’uso di Twitter e di Facebook: so che un sacco di gente ottiene un sacco di valore da questi servizi, e penso che rappresentino un fantastico mezzo per portare visitatori e traffico sul tuo sito, per far conoscere notizie riguardanti te, la tua azienda, o il tuo sito web, e penso anche siano un ottimo modo per sviluppare il tuo personal brand. Basta non dare per scontato che, se c’è un “segnale” su Facebook o Twitter, Google è in grado di accedervi.”

“Correlation is not Causation”

Matt Cutts interviene anche per ribadire che correlazione NON significa causa, ovvero che se una pagina ben posizionata su Google riceve solitamente molti “apprezzamenti sociali”, NON è dimostrato che sono questi apprezzamenti a posizionarla bene. “Un SEO che volta mi disse: “Vedo un sacco di link da Facebook verso una pagina, che si è posizionata bene”. Quella è correlazione, non causa. Probabilmente quella pagina conteneva qualcosa di davvero fantastico, e per quel motivo ha preso un sacco di like su Facebook, ed un sacco di persone han deciso di linkarla. Più fai contenuti buoni, più piacerai non solo a Google, ma anche a Twitter e Facebook.”

Il futuro

“Penso che nell’arco di tempo di una decina d’anni saremo in grado di comprendere meglio le identità e le connessioni sociali fra le persone, ma per il momento dobbiamo utilizzare ciò che ci è consentito scansionare ed estrarre”, afferma sul finire Cutts. In pratica ci sta dicendo che il futuro (della SEO) non è solo negli apprezzamenti che riceveremo dai social, che Google cercherà di comprendere sempre meglio, ma anche nell’authorship che saremo in grado di sviluppare. Ottimi contenuti, che attraggono link ed apprezzamenti sociali, e che fan crescere brand e autorevolezza: la solita vecchia storia insomma 🙂