Gran bella riflessione quella pubblicata ieri su Il Giornalaio, che riprende (fra i tanti) un articolo di Online Journalism Blog che contrappone l’ideologia del giornalismo alla cultura dei blog. Il tutto avviene in un momento storico molto particolare, nel quale testate (erroneamente) etichettate come blog vengono comprate da grossi gruppi (vedi AOL che acquisisce Techcrunch, pare per 25 milioni di dollari), e nel quale qualcuno parla di una sorta di “rivincita dei blogger“, visti come i trionfatori dell’informazione made in USA. Ma quali sarebbero le differenze fra giornalista e blogger? Paul Bradshaw ne indica 5: 1. Public service vs accountability: la visione di “servizio pubblico” del giornalista è top-down, quella del blogger bottom-up. 2. Objectivity vs transparency: i giornalisti dicono di essere obiettivi, i blogger soggettivi. 3. Autonomy vs non-commercial:i giornalisti proclamano la loro indipendenza politica e la “separazione stato/chiesa” fra pubblicità e contenuti; i blogger rivendicano una indipendenza che nasce, per certi versi, dalla loro “non professionalità”: hanno infatti il vantaggio di dover badare al “numero di copie vendute”, di non essere obbligati a parlare in modo istituzionale, di non preoccuparsi se offendono gli inserzionisti. 4. Immediacy vs ‘Publish then filter’: una regola del giornalismo (secondo Deuze) è l’immediatezza, cioè l’essere i primi a riportare la notizia; anche i blogger hanno la loro visione di immediatezza, che consiste però nella tecnica del “prima pubblica, poi filtra”. 5. Ethics vs ethical: i giornalisti usano frequentemente la parola “etica”, quasi per difendersi delle incursioni barbariche dei blogger; ma anche i blogger hanno la loro etica che ricalca per molti punti quella giornalistica (per esempio, la protezione delle fonti). Forse non capirò bene l’inglese, ma nel leggere il pezzo di Bradshaw non son riuscito ad individuare nettamente il muro che separa i 2 mondi. A mio parere, se parliamo di giornalismo online (non cartaceo/televisivo), chi da inizio millennio cura un blog e quei giornalisti che dalla carta son passati anni fa a scrivere sul web tendono, pian piano, a convergere. Il “blogger evoluto” si fa insomma un po’ più vicino al serioso giornalista, e il giornalista stagionato prende spunto dal più sbarazzino blogger, mentre entrambi dovrebbero sotterrare l’ascia di guerra e guardare ben oltre le piattaforme sulle quali sono abituati a scrivere: se milioni di persone vivono e discutono solo su Facebook, giornalisti e blogger dovranno portare i loro contenuti su quella piattaforma? o piuttosto la vera difficoltà è quella di portare gli utenti dei social sui cari e vecchi siti/blog? Credo che per chi scrive per il web – giornalista o blogger che sia – sia arrivato il momento di capire che la sfida non è (più, o forse non è mai stata) fra il mondo dei quotidiani online e quello dei blog, ma nell’andare a prendere i lettori nel contenitore dove questi passano gran parte del loro tempo.