Dopo la dichiarazione di guerra e il rilascio di una estensione per Chrome dedicata allo scopo, Google, per bocca di Amit Singhal e Matt Cutts, conferma ufficialmente l’entrata in azione dell’algoritmo anti content farm. Il “Farmer Algorithm Update“, come l’ha battezzato Danny Sullivan, è attualmente attivo solo negli Stati Uniti (immagino quindi solo su Google.com) e ha già mietuto parecchie vittime fra le pagine del motore di ricerca. Rispetto a quanto dichiarato da Matt Cutts solo qualche settimana fa – Cutts parlava di variazioni di poco superiori al 2% nelle query, e di variazioni evidenti sotto lo 0,5% – il nuovo “ritocco” di Google è arrivato infatti ad interessare ben l’11,8% delle query, con un conseguente importante rimescolamento delle SERP nel corso dell’ultima settimana. La cosa fa quindi pensare che Google abbia introdotto 2 differenti modifiche all’algoritmo, in tempi diversi: a fine gennaio lo “Scraper Update”, atto a colpire aggregatori, siti con pochi contenuti originali e copioni di vario tipo; qualche giorno fa il “Farmer Update”, mirato invece alle content farm, siti che producono contenuti inconsistenti e di bassa qualità. Google ha inoltre confermato che quest’ultimo “filtro” è completamente algoritmico, senza alcuna “interferenza umana”. Il dubbio era venuto a molti, soprattutto a seguito del recentissimo lancio di Personal Blocklist, una estensione di Chrome nata proprio con lo scopo di eliminare – almeno da un punto di vista puramente “visivo” – le content farm dalle SERP: si pensava infatti che le segnalazioni effettuate tramite il plugin potessero in qualche modo influenzare i risultati delle ricerche, anche perché nella pagina di download di PB è chiaramente indicato “You agree that Google may freely use this information to improve our products and services”. Invece i dati estrapolati da Personal Blocklist sono stati utilizzati solo come cartina tornasole: in pratica, è emerso che l’84% dei siti filtrati dal Farmer Update fanno comunque già parte di quelli segnalati dagli utilizzatori dell’estensione di Google, mostrando di conseguenza la buona capacità del nuovo algoritmo di individuare facilmente le content farm, in modo automatico, senza l’intervento di quality rater. Google ripete più volte che il suo obiettivo è uno solo: fare in modo che i siti di alta qualità emergano dalle SERP, per dare risposte pertinenti (e veloci) ai suoi utenti. Il percorso che ha portato al Farmer Update è iniziato più di un anno fa, e seguiranno in futuro altre modifiche e aggiornamenti volti a far piazza pulita di questa nuova forma di spam. E finalmente, Google dà una definizione ufficiale (seppur timida e molto “in sordina”) di quello che intende per siti di alta qualità: “siti con contenuti originali e informazioni come ricerche, report approfonditi, attente analisi e così via”. Da qualche giorno possiamo già notare quante e quali content farm si ritrovano fuori da questa definizione, e quante e quali pagine, di conseguenza, sono già state colpite dalla furia del Farmer Update… son proprio curioso di vedere cosa accadrà quando l’algoritmo verrà esteso alle SERP italiane 🙂