facebook bing

“Social Search”, quante volte abbiamo sentito pronunciare queste 2 paroline negli ultimi mesi.

Google e la ricerca sociale

Dando a Cesare quel che è di Cesare, dobbiamo dire che giĂ  un anno fa, di questi tempi, Google parlava di Social Search, definendola “una funzionalitĂ  progettata per aiutarti a scoprire contenuti rilevanti nella tua “cerchia sociale”, fra i tuoi amici online e fra i tuoi contatti”.

Bing però ha fatto un passo in piĂą, annunciando poche ore fa il proprio “social layer”, ovvero l’integrazione con Facebook nelle SERP del motore.


Bing inserisce questa partnership nella sua logica di decision engine: secondo Bing, la “ricerca sociale” è utile perchĂ© aiuterebbe a prendere decisioni migliori e piĂą consapevoli.

Come Google, anche Bing utilizza parecchi fattori per ordinare le SERP: se per Google i fattori sono circa 200, per Bing i “signal” sono addirittura 1.000, il quintuplo. Fra questi “segnali”, Bing ha pensato di introdurre le “connessioni umane”, per l’importante ruolo che queste svolgono nell’ambito della vita reale.

L’obiettivo di Bing: aiutare l’utente a prendere decisioni

Il fulcro, per Bing, è sempre stato il concetto di “decisione”: l’aggiunta di uno “strato sociale” alla ricerca è volto proprio ad aiutare l’utente a prendere una decisione, piccola o grande che sia.

La scelta di vedere o meno un film, di stipulare o meno una assicurazione, di visitare o meno una località turistica, sono tipiche domande che si pongono ad un amico, domande alle quali può rispondere meglio una relazione fra persone che una relazione fra dati.

Il 50% delle persone, quando deve prendere una decisione, valuta i pensieri condivisi da altri nella loro cerchia di amici. Ecco perchĂ©, secondo Bing, questo nuovo “signal” potrĂ  fornire SERP migliori: andando oltre la logica del puro algoritmo, permetterĂ  di “predire” quali risorse/contenuti sono piĂą pertinenti per l’utente, perchĂ© oltre agli altri 1.000 segnali aggiunge quello del giudizio/consiglio della persona di fiducia.

E ora aspettiamoci la contromossa di Google 🙂