Più o meno da 18 mesi a questa parte, da quando la crisi ha iniziato a farsi sentire anche sull’online, è partito un curioso trend: son diminuiti gli investimenti nelle campagne “tradizionali” (ovvero nella display advertising) e quella quota è stata travasata nei Social. Cerchiamo di capire il perchè. I Social costano meno Si, su questo punto sono d’accordo. Prendi uno stagista a spammare nei blog e nei forum, un altro che crea inutili gruppi su Facebook, un altro che posta sterili cinguettii su Twitter, e sei a posto. Anzi no, 3 stagisti son troppi (e costano troppo): prendine uno solo che faccia tutto. I Social sono di moda Assolutamente vero. Perchè coinvolgere nella presentazione del tuo prodotto di punta un vecchio giornalista di un illustrissimo sito 1.0, che fa alcuni milioni di utenti unici al mese, quando il giovane blogger più trendy e glamour del momento riesce ad influenzare via Twitter e Friendfeed la bellezza di 1.000 persone? Ovviamente influenzare vuol dire sparare ogni tanto qualche messaggino del tipo “ehi, sono alla presentazione dell’XYZ, è davvero cool!”, dimenticandosi di dettagliare le caratteristiche e peculiarità del prodotto in questione… I Social sono misurabili Ebbene… NO! 😀 Finalmente una immagine che rende giustizia a questa falsità. La vedi la torta in testa a questo post? vedi cosa c’è scritto? Significa che il ROI di una azione effettuata su blog, LinkedIn, Facebook, meeting virtuali, microblog (Twitter), YouTube, chat, community e forum di discussione non si riesce a misurare. O almeno l’84% dei 555 rispondenti al sondaggio di Babson Executive Education & Mzinga non riesce a farlo. E sai qual’è il dramma? che l’86% di questi dice di utilizzare i social a “scopo di business”:

Uso dei Social per motivi di business

Conclusione Se investi soldi, pochi che siano, devi essere in grado di misurare il ROI, il ritorno degli investimenti, o (come dice Wikipedia) l’indice di redditività del capitale investito. Se non sai misurare il ROI puoi mostrare al tuo amministratore delegato, alla fine della campagna, delle spumeggianti slide piene zeppe di effetti pirotecnici, ma arriverà il momento in cui ti verrà chiesto: “Scusa eh, fammi capire, ma quanti soldi son riuscito a guadagnare con tutta ‘sta operazione su Feiscbuc, Tuitter e la blogopalla, della quale non ho capito una benemerita mazza?” E lì probabilmente ti verrà in mente il beneamato banner, che magari ti costava un pochino in più, ma dal quale potevi sapere, a livello statistico, vita, morte e miracoli. Potevi misurare il CPA (quanto costa l’azione che compie l’utente interagendo col banner). Potevi decidere preventivamente il CPC (il costo di ogni singolo click). Piuttosto che nulla, potevi comprare una campagna CPM (pagata ad impression, a “forfait”), e sapere il CTR (la percentuale di chi lo ha cliccato rispetto alle volte in cui è stato visualizzato). Ma hai preferito i Social, Facebook, Twitter, FriendFeed… e quindi ora arrangiati.