Attenzione: questo non è un normale post. Certo, a prima vista vi sembrerà tutto in ordine, perchè in realtà è quello che gli sta dietro a renderlo unico: questo post non sta venendo scritto con una tastiera ma dettato in un microfono, con la sola imposizione della voce. Utilizzando infatti un’apposito programma di trascrizione vocale l’intero post è stato e sta venendo realizzato sotto dettatura: le potenzialità (e le difficoltà) di questa modalità di scrittura sono abbastanza uniche da richiedere un meta-post che racconti sé stesso e il modo in cui si è formato. L’idea viene da un blog, che sto portando avanti proprio con questa tecnica. Scrivere sotto dettatura ha infatti enormi vantaggi ma anche spaventose controindicazioni: in questo post cercheremo di fornire alcuni consigli su come scrivere “semplicemente” parlando (ma come vedremo non è così semplice come sembra), spiegando quali sono i principali ostacoli che si potranno incontrare. Nel fare questo ci atterremo al vecchio canovaccio dei pro e contro. Partiamo dai vantaggi, pochi ma (molto) buoni… Scrivere sotto dettatura consente di risparmiare tempo prezioso e, una volta addestrato il software a riconoscere la propria voce, consente di ridurre al minimo anche gli errori di battitura. Il risultato finale è quello di una stenografa virtuale che registra e trascrive su testo tutto uno che viene detto in tempo reale: arrivando ad affinare al massimo la propria abilità di dettatura e ad allenare al meglio il software è possibile scrivere in un’ora intere cartelle di Word. Non solo: utilizzando un registratore digitale e attrezzandolo con un buon microfono è possibile scrivere i propri post, i propri articoli e le propria mail in qualsiasi posto e in qualsiasi momento, senza la necessità di essere legati a un computer, così da poter cogliere l’ispirazione del momento o approfittare dei momenti “buchi” per portarsi avanti col lavoro. Vantaggi non da poco che consentono di slegare il lavoro dal computer e di ridurre al minimo il numero di ore impiegate a scrivere: immaginate la comodità di questo sistema quando vi trovate a scrivere mail fiume a clienti o colleghi, o di poter scrivere un post mollemente adagiati sul vostro divano. Bello no? Peccato che questi allettanti vantaggi siano bilanciati da una messe di problemi ed ostacoli, abbastanza cocenti d’aver impedito fino ad ora la sostituzione della scrittura con la dettatura su larga scala, nonostante gli avveniristici pronostici del passato. Il primo problema è sicuramente quello dell’iniziale difficoltà di comprensione da parte del computer: l’essere umano, o meglio il cervello umano, è in grado nell’ambito della ricezione dei suoni (come delle immagini) di interpolare ed interpretare le informazioni ricevute che ci consente di comprendere voci ed inflessioni notevolmente diverse, ma anche di completare parole solo accennate, talvolta farfugliate, spesso “smangiucchiate”. Un software, per quanto avanzato, ha notevoli difficoltà a svolgere un’operazione simile non potendo contare ovviamente sull’immenso “potere” di una rete neurale: per questo è necessario prima di tutto addestrare il computer ad interpretare la propria voce. Questo processo di addestramento è lungo e sfiancante e può durare fino al 3/4 settimane: dopo un’iniziale test di prova che fornisce al software i dati di base sulla propria voce incomincia l’addestramento vero e proprio, attraverso cui il software, in base alle correzioni effettuate dall’utente e all’accumularsi di termini e parole nuove, riesce a migliorare la sua capacità di interpolazione. D’altra parte proprio questo tentativo di interpretare le frasi può portare a risultati che secondo il vostro umore possono risultare comici o snervanti: così la mail diventa una mela, il post diventa un posto e il blog diventa un brocco: una metamorfosi dei termini molto rischiosa quando si mandano mail a clienti che possono ritrovarsi ad interpretare metafore arcane e architetture semantiche incomprensibili. E’ il primo girone infernale, la prima fatica di Ercole che chi vuole usare questo sistema dovrà necessariamente affrontare. Inutile negarlo: inizialmente questo problema vi porterà sull’orlo dell’esaurimento nervoso e si registreranno probabilmente lanci di cuffie e mosse di karate ai danni dello sventurato microfono. Con un po’ di pazienza e di stoicismo potrete arrivare però in fondo a questa prova: gioite, perchè un’altra, ben peggiore, sarà lì ad aspettarvi. Il secondo grande problema è infatti più sottile, non fisico ma psicologico: parlare da soli in un microfono come una telefonista impazzita della Telecom è una sensazione strana ed inquietante, probabilmente simile a quella che in cui si trovarono coloro che per primi hanno affrontato il cursore lampeggiante su schermo bianco nei primi word processor e che probabilmente sentivano la forte tentazione di tornare a picchiare sulla vecchia macchina da scrivere. Se però la trasposizione dalla tastiera analogica della macchina da scrivere a quella digitale del computer poteva portare uno shock di breve termine, il blocco psicologico di dover monologare in un microfono può risultare sulle prime insormontabile e ci si ritrova a farfugliare termini sconnessi e fissare inebetiti lo schermo del computer con espressione vacua in volto. Personalmente ogni volta che ho questo blocco mi faccio forza e penso a Dostojevski che scriveva i suoi romanzi sotto dettatura. Poi mi guardo allo specchio e al massimo mi viene in mente “l’Idiota”, ma va beh… Avete superato anche questa seconda prova e vi sentite pronti a spaccare il mondo? Errore: dovete ancora superare il terzo blocco, quello semantico. Perché nel momento in cui avrete superato i vostri tabù e le vostre inibizioni e comincerete a parlare a ruota libera incorrerete sicuramente nel problema opposto a quello del blocco dello scrittore-narratore: il flusso di coscienza Trapattoniano (prendo atto in questo momento del fatto che il mio programma conosce per scienza infusa la parola Trapattoni 🙂 ). In altre parole, dopo aver parlato per cinque minuti come un fiume in piena vi ritroverete a leggere una composizione scritta che assomiglia molto da vicino alle trascrizioni delle interviste impossibili di Trapattoni: questo perché pur non accorgendocene quando parliamo inanelliamo anacoluti, ripetizioni, frasi smozzicate che trascritte daranno vita ad un testo apprezzabile solo da chi abbia fatto pesante uso di droghe leggere (o viceversa). Ma anche in questo caso c’è una soluzione: il vecchio stratagemma della traccia che ci hanno insegnato quando eravamo ancora bambini con la matita infilata su per il naso si rivelerà il vostro migliore amico. Organizzando il testo lungo una traccia ben precisa e soprattutto preparando frase per frase quello che dovete dire potrete dare un senso al vostro sconnesso flusso di pensieri. Questa resta comunque la sfida più difficile da superare e c’è il rischio concreto che i vostri post scritti sotto dettatura si rivelino fiumi in piena di difficile lettura. Nonostante tutte queste difficoltà resta il fatto che poter scrivere e mandare una mail pochi secondi stravaccati sulla propria sedia senza nemmeno sfiorare la tastiera o poter dar libero sfogo alla propria vena creativa senza dover incappare nei rallentamenti di ritmo cui la scrittura ci costringe e per i più coraggiosi anche tentare delle navigazioni su Internet e delle ricerche su Google semplicemente sputazzando in un microfono resta una soddisfazione impagabile: ovviamente il consiglio è comunque quello di usare questa tecnica solo a casa perché se utilizzata i luoghi pubblici potrebbe attirare su di voi le attenzioni poco amichevoli di chi vi sta intorno. E mi raccomando: ricordatevi di spegnere il microfono quando siete al telefono se non volete rischiare di mandare per errore ad un vostro cliente una mail con le ordinazioni per la pizza! Questo articolo è stato scritto (a voce) da Antonio De Giovanni, Seo e Sem Supervisor. Antonio si occupa di Web Design e comunicazione, e quando non ha di meglio da fare imbraccia un microfono e riversa le sue deliranti teorie sul blog Goodbyedodos.com