Qualche giorno fa ho scoperto l’esistenza di un nuovo tag (rel=”me”), che in realtà nuovo non è. Lo scopro grazie ad un post che mi colpisce subito a causa del titolo: Looking At Link Relationships (che tradurrei in “uno sguardo alle relazioni fra i link”). Indago un pò e scopro che del tag ne parlano addirittura dal 2005, e ce lo ritrovo citato pure nei commenti di un vecchio post in italiano, dal titolo (per me un pò criptico) FOAF e XFN: differenze. Come mai (vi chiederete) il rel=”me” è tornato di moda in questi ultimi tempi? Semplice. Perchè se 3 anni fa l’argomento era pura teoria, e capitoli dal titolo “Identity consolidation with the XFN rel=”me” value” potevano interessare solo qualche programmatore o studioso di semantic web, oggi le cose sono cambiate, e parecchio. I social network sono aumentati di numero in modo considerevole, e tutti (almeno noi internet addicted…) siamo iscritti ad almeno una dozzina di questi “siti sociali”. La nostra presenza online è cambiata: non abbiamo più solo una misera paginetta statica, ma spesso siamo in rete con un website, un blog ed enne altri profili sparsi in enne altri siti. E in tutta ‘sta confusione di (nostri) dati ci sono pure gli omonimi, o peggio chi ci frega l’identità e ce la rovina in tutti i modi. Ed ecco quindi che arriva rel=”me”, tag che dovrebbe far capire a Google (e a chi utilizzerà le sue Social Graph API) chi detiene il “diritto digitale” su di un determinato profilo. mi è però sorto un altro dubbio: visto che si parla di relazioni non solo fra i nostri profili sociali, ma anche con gli altri utenti, non è mica che tireranno fuori anche il rel=”friend”? In un attimo mi sono risposto da solo: mi è bastato leggere “XFN: Introduction and Examples” per capire che l’idea di uno “schema di link relazionali” è già lì bellepronto, senza che si debba inventare granchè. Quindi, standardizzando col tempo la cosa e “forzando” gli utenti all’utilizzo dei nuovi rel (un pò come avvenuto col nofollow…), Google potrà ottenere un quadro preciso di ogni nostro link e del tipo di relazione che intercorre con chi linkiamo (e con chi ci linka, ovviamente). Potrebbe conoscere con facilità tutto il nostro network di siti, e capire se siamo vicini a risorse trust o se invece frequentiamo spammer e black hat. Magari in HTML5 non riescono a farceli entrare (a differenza del nofollow)… ma sareste pronti a scommetterci? 🙂