Google parlò per la prima volta del nofollow nel gennaio 2005: l’intenzione iniziale era quella di introdurre un tag atto a prevenire i commenti spam. Poi arrivò Matt Cutts, il quale iniziò a trattare il tema in lungo e in largo (cercate nofollow site:www.mattcutts.com/blog e capirete cosa intendo dire), spostando nel corso del tempo l’attenzione dalla “prevenzione spam” allo “strumento atto a evitare la vendita di link che passano PageRank”. Nel corso del tempo, l’attributo rel=nofollow è stato adottato/supportato da parecchie piattaforme, ma ad oggi non è ancora stato ratificato dal W3C. Il nofollow dentro HTML5? Già, forse manca poco. Nel W3C Working Draft relativo a HTML5 si parla anche di nofollow; il punto esatto è il 4.12.3.11:

Nel W3C Working Draft relativo a HTML5 si parla di nofollow

Traducendo, leggiamo che il nofollow va utilizzato quando il link inserito non è “appoggiato” dall’autore o dall’editore della pagina. In pratica, se nutro qualche dubbio verso la risorsa che sto linkando, meglio che ci metta davanti un bel rel=nofollow. Nel documento non si fa ovviamente menzione del concetto di link a pagamento o della vendita di PageRank, anche se non può non saltare all’occhio il nome di uno dei due editori della bozza: Ian Hickson, Google, Inc. Conclusioni Credo che Google si stia mantenendo in un certo senso “tollerante” verso chi, ad oggi, non ha ancora iniziato ad utilizzare il nofollow. Se non è un tag standard, non può infatti permettersi di punire più di tanto i molti che non ne conoscono neppure l’esistenza. Temo però che, a ratifica avvenuta, fioccheranno penalizzazioni anche nei confronti dei “dofollower” e/o di coloro che fanno un uso un pò troppo disinvolto dei link in uscita. Secondo voi? 🙂 Post ispirato da: Nofollow Makes it Into HTML5 Specification