Guadagnare Online

Spesso dico che non ho mai fatto i soldi veri su Internet perché non ho mai lavorato borderline, perché mi sono sempre tenuto lontano dalla tentazione di passare al “lato oscuro”, o se preferisci perché sono un po’ moralista e bacchettone. 🙂 A parte l’atto, molto naive e in buona fede, di registrare il nome a dominio di un notissimo colosso del web americano, negli ultimi 20 anni ho sempre giocato pulito. Ho speso un sacco di soldi per portare Internet dove non esisteva nulla, per fare cose più vicino all’evangelizzazione che al “vil denaro”. In poche parole, ho sempre lavorato sul web molto più per passione e idealismo che per arricchimento personale. E dopo aver coperto per un paio di lustri un sacco di ruoli diversi, sono passato a fare il consulente – rigorosamente white hat – con la stessa passione di quando iniziai il mio percorso su Internet, nel lontano 1995. Sia chiaro: durante questo ventennio di lavoro online non ho MAI fatto la fame, anzi. E non ho NULLA contro il “fare un sacco di soldi”, anzi. Però la mia filosofia del less is more, del vivere frugalmente, e soprattutto del fare cose all’interno dei confini della più completa onestà e legalità, mi hanno probabilmente impedito di fare il “botto”. Altri, nel frattempo, guadagnavano cifre enormi col PPC (che non sta per affatto per l’innoquo Pay-Per-Click, bensì per Pills, Porn, and Casinos), o con altre pratiche disdicevoli (chi ricorda l’epoca dei tristemente famosi dialer?). Ma oggi non voglio ergermi a paladino della giustizia “de noantri”, né fare la morale a chi è capace a sfilare abilmente soldi dalle tasche degli utenti che frequentano siti, motori o social di ogni genere e specie. Vorrei semmai pormi in una posizione neutrale, dalla quale osservo che tutto, o quasi, è ormai falsificabile. Tutto può essere distorto. Più che mai su Internet, dove la percezione (degli altri nei nostri confronti) è spesso la leva che permette di vendere. Like, retweet, +1, e apprezzamenti social di ogni tipo (anche su YouTube o Instagram) si possono acquistare da tempo immemore.

Acquisto di apprezzamenti sui social

Siamo d’accordo che non hanno alcun valore, ma possono ingannare l’utente medio falsificando la percezione che ha di un sito, di un brand, o di una persona. Ci sono persino dei noti tool che danno un peso (e un “punteggio”) maggiore ad un personaggio (o ad un sito) che ha più fan o follower di un’altro, che posta e interagisce ossessivamente sui social, conteggiando esclusivamente la quantità (e non la qualità) delle interazioni. E anche dal lato dei motori di ricerca, le cose cambiano poco. Un sito è buono perché riceve tanti link? Bene, i link si possono comprare.

Acquisto di link

Google penalizza i link comprati e quelli innaturali, favorendo invece menzioni, citazioni e cose simili? Bene, anche queste ultime si possono comprare. E se favorisse i commenti? Anche quelli si comprano. E se premiasse il tempo di permanenza sul sito, e la profondità della visita? Questo, per fortuna, è un po’ più difficile, ma anche le visite si possono comprare, volendo in base alla provenienza geografica.

Acquisto di traffico

Quindi, cosa non possiamo taroccare? Sicuramente l’anzianità: Google ha una buona memoria storica, e si ricorda di (più o meno) tutti i contenuti che sono transitati sul tuo sito nel corso degli anni. Sa se erano di buona qualità o se invece si trattava di thin content (Panda docet), e sa anche se hanno ottenuto o meno dei buoni link (e da quali fonti). Sa infine (più o meno) che tipo di contenuti scrivi, in che settore operi, e quanto sei influencer in quel campo (grazie all’authorship/author rank). (Anche l’utente medio ci mette, solitamente, un bel po’ a fidarsi di qualcuno: ci vogliono mesi, più spesso anni, per riuscire a conquistare la fiducia dei lettori, per emergere all’interno della propria nicchia, e quindi iniziare a raccogliere i primi frutti). E soprattutto, non possiamo falsificare le conversioni. I bot non hanno la carta di credito. I bot non comprano dal tuo ecommerce, non chiedono preventivi, non ti telefonano. Un bot non può trasformarsi in un cliente affezionato e pagante. E’ vero, se riesci a creare un ottimo sito “di plastica”, con statistiche “di plastica”, con apprezzamenti sociali “di plastica”, riuscirai con buona probabilità a far cadere qualche gonzo nella tua rete: la crisi, mescolata all’illusione di poter svoltare da un giorno all’anno, spingono ancora oggi un sacco di poveri disperati verso i suonatori di flauti magici. Magari, su un sito del genere, non ci porti traffico con Google, perché oggi non è facile fregare il motore di ricerca. E poi ci vuole un sacco di tempo. Ma grazie ad una campagna pubblicitaria su Facebook, che punta ad una landing con dentro un video dove racconti i tuoi (falsi) grandi successi personali ed economici ottenuti su Internet, con sotto un po’ di testimonial tarocchi che parlano bene di te, e in coda gli sperticati elogi della tua “cricca” di amici, postati tramite i commenti di Facebook conditi da grandi like incrociati, puoi ancor oggi turlupinare qualche ingenuotto. E vendergli di conseguenza il tuo ebook, infoprodotto o video corso, che racconta le solite 4 cose dette da qualche venditore di fumo d’oltreoceano, e poi tradotte e rimasticate in italiano. Ma un bel progetto serio, di valore, a lungo termine, che ti fa dormire sereno la notte, non si costruisce su questi presupposti: quanto più ci metti la faccia, tanto più devi spostarti sul “lato chiaro” della Forza. Tu da che parte stai?