oggetto di una email

Normalmente impieghiamo una frazione di secondo per decidere se aprire, ignorare o eliminare del tutto gli innumerevoli messaggi che quotidianamente riceviamo nelle nostre caselle di posta elettronica: ecco perché un oggetto – il cosiddetto subject, ovvero il titolo – ben scritto può catturare l’attenzione del lettore, e invogliarlo ad aprire l’email.

Sul web troverai tanti articoli che promettono suggerimenti, trucchi e call to action utili a scrivere un oggetto dell’email efficace: la verità è che non esiste una formula magica che può funzionare per tutti i settori o per tutte le email. E’ invece fondamentale testare l’efficacia di vari oggetti, termini e parole chiave, adattandole al proprio contesto e al proprio pubblico.

Return Path ha analizzato nei primi 2 mesi del 2015 più di 9 milioni di titoli di email, ricevute da più 2 milioni di utenti, e ha pubblicato di recente un report denominato The Art and Science of Effective Subject Lines. Dalle 12 pagine del PDF potrai capire un po’ meglio perché è così importante l’oggetto di una email, e anche:

  1. Il suo impatto sulle conversioni
  2. Come influenza la percezione del brand
  3. Alcune indicazioni su come puoi migliorare i tuoi sforzi di marketing

Iniziamo con alcuni dati sulla lunghezza dell’oggetto dell’email.

caratteri oggetto email

Lo studio ha analizzato le email inviate da 3.000 retailer e ricevute da oltre 2 milioni di utenti, nel mese di Febbraio 2015.

Cta Digital Marketing

La maggior parte degli oggetti – 25% – è risultato lungo fra i 41 e i 50 caratteri. Ma la maggior percentuale di letture (17%) l’hanno ottenute le email con titoli molto più lunghi, fra i 61 e 70 caratteri, che però erano presenti solamente nel 6% di tutte le email analizzate.

Ma attenzione: se il tuo pubblico legge le email principalmente da desktop, ha senso allungare un po’ l’oggetto. Se invece le legge principalmente da mobile, meglio pensare a titoli più corti, sui 25-30 caratteri, o rischieranno di essere troncati.

Benefit nell

Se devi utilizzare il concetto dei “benefici” nell’oggetto dell’email, i superlativi che han funzionato meglio della media sono stati “più veloce” (+5,30%) e “più bello” (+2,87%).

Clickbait nell

Incredibile a dirsi, ma un certo tipo di clickbait NON funziona nei titoli delle email. Cose come “il segreto per” (o “i segreti per”) hanno registrato performance di molto inferiori alla media (-8,69%), mentre “liberati di” (+0,83%) e “quello che devi sapere” (+0,62%) sono andati appena sopra la “sufficienza”.

Command nell

I titoli di tipo “command” sono quelli che dicono cosa devi fare. Parole come “registrati” hanno funzionano molto bene (+6,70%), così come “open” (apri, +1,73%) o “add” (aggiungi/inserisci, +1,13%).

Personal nell

Forse lo studio di Return Path è stato condotto un po’ troppo in prossimità dello shopping natalizio. Sta di fatto che praticamente tutte le email che nell’oggetto avevano qualcosa di legato ad uno sconto, hanno performato piuttosto male. L’unica parola chiave leggermente superiore alla media è stata “offerta” (+0,60%).

Reason-why nell

Il mitico “come fare a”, che va solitamente molto bene nell’editoria online (qualcuno ha detto Aranzulla?), in realtà non sposta nulla se utilizzato nell’oggetto delle email (-0,03%).

Price nell

Parole chiave all’interno di titoli che annunciano qualcosa riguardante un prodotto o una promozione, non hanno strabiliato: appena sopra la media solo “new” (+0,82%) e “find” (+0,58%).

Urgency nell

Nemmeno l’uso dei pronomi personali sembra una strategia molto efficace: l’unico appena sopra la media (+0,10%) è stato il “tu“.

Discount nell

Ragioni, motivi, perché: in questo ambito, le parole che funzionano piuttosto bene sono state “steps” (+1,23%) e “ways” (+0,17%).

How-to nell

Titoli con all’interno uno sconto in percentuale (%) o il simbolo del dollaro ($) hanno performato peggio della media. E nemmeno la magica parolina free sembra funzionare nell’oggetto delle email (-0,26%).

News nell

I titoli che trasmettavano un senso di urgenza sono fra quelli che hanno funzionato meglio. Al vertice “still time” – sei ancora in tempo – con un bel +15,54%.

Conclusione

Un buon oggetto può convincere l’utente a cliccarci sopra, e quindi ad aprire l’email. Esattamente come avviene se scrivi un buon titolo di un articolo.

Ma come hai visto qui sopra, titoli degli articoli e oggetti delle email non seguono proprio le stesse regole. Certe parole chiave non funzionano, certi termini non attraggono l’occhio – e quindi i click – allo stesso modo con cui avviene su una pagina web.

D’altro canto, è importante capire – e sfruttare – anche l’email come strumento di promozione della propria attività, o di diffusione delle proprie informazioni: tieni sempre presente che, a differenza di tutti gli altri strumenti, l’email è qualcosa di più “intimo”, personale. Arriva nella mailbox dell’utente, può essere conservata e riletta più volte, anche a distanza di tempo.

Un buon oggetto, un titolo accattivante, può fare davvero la differenza. Nel bene e nel male, quindi occhio!