Sul come monetizzare i propri contenuti online usando forme diverse dai classici banner pubblicitari, si sono spesi fiumi di inchiostro (digitale e non) e si è tentato di percorrere, negli scorsi anni, almeno un paio di strade. Da un lato quella del paywall: l’editore limita, in modo più o meno totale, l’accesso al sito web. Toglie, in modo più o meno totale, gli annunci pubblicitari. E fa pagare al lettore, con formule di vario tipo (ad esempio, tipico di alcuni quotidiani, è l’abbonamento “giornale cartaceo + accesso web + accesso mobile”), l’accesso ai contenuti. Dall’altro lato, c’è l’universo dei micropagamenti: anziché pagare un canone di qualche decina di euro per fruire di parecchi articoli, l’idea è quella di far pagare pochi centesimi per ogni singolo contenuto. Questa formula, molto bella teoricamente, in realtà non ha mai preso piede, nonostante esistano realtà che la portano avanti da tempo: mi viene in mente Flattr, e ancora prima i “premium post” sbloccabili tramite cellulare. Probabilmente la cosa non funziona perché in pochissimi sono disposti a pagare per i contenuti presenti su una pagina web, e ancora meno sono disposti a pagare per un contenuto del quale possono leggere solo una piccola anteprima. Ma forse ora i micropagamenti legati ai contenuti web avranno una nuova possibilità, grazie a Google. Ricordo molto bene che a Giugno del 2010 si vociferava del lancio di Google Newspass, “un sistema di pagamento integrato con la ricerca che consentirà agli utenti di acquistare con un solo click e agli editori di utilizzare un’infrastruttura unica per web, mobile e tablet per monetizzare i propri contenuti.” A Febbraio 2011 arrivò poi Google One Pass, ennesima idea di Google per monetizzare le “news premium”, ma anche di quella, come di Newspass, non ne ho saputo più nulla. Non credo dunque che i progetti Newspass e One Pass siano mai partiti, ma oggi ho scoperto che Google Wallet ha una proposta molto simile proprio per quel che riguarda la vendita di “digital goods”, e più precisamente per la vendita di “web content”. Sul sito leggo che “Google Wallet for content è un esperimento per vedere se gli utenti sono disposti a pagare per le singole pagine web, se la procedura di acquisto (delle stesse) è sufficientemente facile”. Il sistema funziona così: 1. L’editore, dopo essersi iscritto al programma, inserisce il banner di Google Wallet all’interno della pagina (per permettere all’utente di effettuare l’acquisto) 2. L’editore fornisce all’utente un “free sample”, potremmo dire una “anteprima gratuita” del contenuto. Google classificherà il contenuto sulla base di quella anteprima (come dire che il bot leggerà il testo presente sulla pagina solo fino al raggiungimento del banner di Google Wallet). 3. L’utente può acquistare il contenuto con un singolo click. 4. L’utente può ricevere un “Instant Refund” (ovvero un rimborso pressoché istantaneo) nei 30 minuti successivi l’acquisto. 5. Google monitora quante volte l’utente chiede un rimborso, per assicurarsi che non faccia il furbetto (=fruisce del contenuto e poi chiede il rimborso). Google suggerisce di utilizzare questa formula per i contenuti premium, ma di importi comunque inferiori a 1 dollaro: per cifre superiori consiglia l’opzione games. In pratica:

Esempio di Google Wallet per i Web Content

Una porzione dell’articolo, fino al banner di Google wallet, è comunque visibile all’utente, che può quindi farsi una idea della bontà del contenuto: dal banner in poi, invece, il testo è oscurato, ed è possibile “sbloccarlo” solamente effettuando il pagamento. Potrà funzionare? Quanto saresti disposto a pagare un articolo del TagliaBlog? 🙂