Chi sa fare, fa

“Chi sa fare fa, chi non sa fare insegna, chi non sa insegnare insegna agli insegnanti, e chi non sa insegnare agli insegnanti fa politica”.

Questo vecchio motto, presente in parecchie varianti, è adattabile a qualsiasi ambito lavorativo, ma ultimamente lo trovo calzante soprattutto al mondo di Internet.

C’è troppa gente, sul web, che siede in cattedra senza sapere nulla.

Troppa gente che presenzia a conferenze ed eventi, sedendo sul palco a predicare (e non dalla parte del pubblico ad ascoltare, come invece dovrebbe essere). Che si autoproclama guru, apre un blog, e ad ogni post riceve entusiastici commenti, sempre e solo dagli stessi seguaci (che, guardacaso, si incensano vicendevolmente sui rispettivi blog). Che scrive non solo ebook, ma a volte veri e propri libri, di carta (e trova pure qualcuno che li pubblica). Che parla con scioltezza di trend di mercato, presenti e futuri. Che dice ad altri quale strategie adottare per il proprio business, quale direzione dare alla propria azienda.

Ma che non si è mai sporcata le mani.

Intendo dire che se fai l’esperto di advertising online DEVI aver venduto banner e DEM per qualche sito, per qualche anno. Se fai il guru dei Social Media, DEVI aver gestito almeno qualche campagna su Facebook e qualche account Twitter per qualche cliente. Se fai il SEO nel turismo, DEVI avere posizionato almeno qualche hotel o qualche B&B.

Cta Consulenze

Non puoi solo avere letto, rielaborato e riscritto (o ridetto, in qualche evento) quello che trovi su qualche libro/sito/blog/forum famoso. Devi aver prodotto ricchezza per altri, e non solo per te stesso. Devi aver fatto.

Altrimenti vai ad ingrossare la fila di cialtroni che alimenta un mercato costruito sulla fuffa. Contribuisci ad intorbidire un settore dove invece c’è bisogno di trasparenza, di persone competenti, che possano far capire alle istituzioni che Internet può davvero aiutare le imprese, e che possano far capire alle imprese che Internet è da mettere sotto la voce “investimenti”, e non “costi”. O, peggio, concorri a creare problemi anche ai pochi professionisti seri sulla piazza: una azienda (sprovveduta) che compra una volta i tuoi inutili servizi, rischia di eliminare per sempre Internet dal suo budget.

Ogni tanto mi piace andare su LinkedIn, cercare il nome e cognome di questi personaggi, e notare che fan parte di una di queste due categorie:

– studente universitario, al massimo con all’attivo qualche collaborazione saltuaria;
– persona che nella vita ha fatto e fa tutt’altro, che non campa primariamente col web.

“Ofelé fa el to mesté”, si direbbe da queste parti.

Se il tuo mestiere non è Internet, fai ciò che sai fare. Altrimenti impara il mestiere, e presentati sul mercato quando sarai padrone del mezzo: magari, nel frattempo, capirai che la Rete non fa per te. O almeno lo si spera, per il bene di tutti.