Conservo ancora oggi vaghi ricordi delle mie prime pagine web. Iniziai a scriverle nel 1995, copiando il sorgente da altri siti che mi piacevano, ed adattandolo un pò ai miei gusti (e puoi immaginare che schifezze ne uscivano, visto il mio daltonismo e la mia totale ignoranza a livello di HTML). Ma a parte la qualità del prodotto (e del contenuto), mi preme ricordare come allora il traffico sul web (perlomeno quello italiano) fosse davvero ridicolo. Si faceva qualche accesso solo spammando postando nei newsgroup (anzi, nell’unico newsgroup “per italiani”, visto che tutti si ritrovavano su soc.culture.italian, e la gerarchia it. ancora non esisteva…), o addirittura lasciando il proprio URL in qualche moribonda BBS dotata di bacheca, in IRC o in qualche “chat multiutente” (che parola antica…), oppure nella propria firma su FidoNet. Io ero arrivato addirittura ad appendere dei manifestini artiginali alle colonne dei supermercati della mia zona 🙂 Facciamo ora un bel balzo ai giorni nostri. Mettiamo che tu (come altri milioni di persone) abbia un blog, all’interno del quale scrivi degli articoli. Come si diffondono in Rete i tuoi post, alle porte del 2010, 15 anni dopo quei tempi pionieristici? Accessi diretti Sarà probabilmente la tua fonte di traffico più bassa, ma sicuramente noterai utenti che accedono direttamente al tuo blog scrivendo l’URL nella barretta oppure tramite i “Preferiti”. Tre lustri fa, nessuno aveva familiarità con gli URL. Nei primi browser, dovevi pure scrivere obbligatoriamente http:// davanti all’indirizzo, e posso assicurarti che farlo non era cosa da tutti. E non parliamo dell’organizzazione dei bookmark delle prime versioni di NetScape… Link Ricevere nuovi link da siti, blog, forum (e quindi accessi/traffico) è oggi la norma. Ma allora? Ricordo che per trovare nuovi siti c’era chi si affidava a cose come URouLette. E anche chi usava le Internet Yellow Pages (si, la Pagine Gialle di Internet… in edizione cartacea). Altrochè link. Feed Al feed di questo blog sono iscritte ad oggi quasi 3.000 persone, che fruiscono dei contenuti che scrivo senza praticamente sapere com’è fatto il sito nel quale li pubblico. Negli anni ’90 i feed non esistevano (RSS arrivò nel 1999, ma per la sua diffusione ci vollero ancora diversi anni): o ai contenuti web ci arrivavi via browser, o nada. Aggregatori Proprio grazie al feed si sono iniziati a diffondere gli aggregatori di contenuti, siti che raggruppano i feed presi qua e là organizzandoli in un unico contenitore. In quell’epoca, invece, il massimo che potevi trovare erano lunghissime pagine piene zeppe di “siti consigliati”, nonchè le classiche pagine di “scambio link” (inutili oggi come lo erano allora). Motori di ricerca Scommetto che Google ti porta almeno il 50% degli accessi, più probabilmente circa i 3/4 del traffico del tuo blog arriva da lì. A quei tempi c’era invece NetScape, che tramite un bottone ti “suggeriva” un elenco di motori di ricerca oramai estinti (ricordi per caso Infoseek?). Solo alcuni anni dopo arrivò il mitico AltaVistaSocial Ed eccoci giunti all’apice della curva. Il traffico proveniente dai social site sta pian pianino erodendo quote a Google & Co, e conosco parecchi blogger che grazie ai servizi di news rating (come OkNOtizie), Facebook e Twitter riescono a convogliare, sistematicamente, parecchio traffico verso i loro siti. Nel mio piccolo, posso portarti l’esempio di come un buon post del TagliaBlog si stato rilanciato da decine di persone su FriendFeed, con ottimi risultati a livello di nuovi accessi. Inutile dire che negli anni ’90 il concetto di “social”, nonchè quello di user generated content era praticamente inesistente: il web era “a senso unico”, era un web di tipo “televisivo”: i lettori di allora guardavano quei pochissimi siti famosi, senza poterci interagire in alcun modo. Concludendo Se stai leggendo questo articoletto e hai meno di 25 anni, probabilmente non ci avrai capito granchè: i nativi digitali non possono ricordare un’epoca nella quale, fra modem analogici, linee occupate, Trumpet Winsock e Mosaic, navigare sul web era una vera e propria avventura. Spero però che il pezzo sia servito a far capire come la diffusione di un contenuto sia profondamente cambiata nell’arco di pochi anni, e come oggi è sempre più necessario essere ubiqui, presenti su enne piattaforme, e spendere sempre più tempo online all’interno di “contenitori sociali” se si vuole ottenere (e mantenere) una buona visibilità: visibilità che, attenzione, non viene più indirizzata solo verso i propri contenuti, ma anche verso la propria persona e il proprio brand.